Secondo appuntamento del Modena Jazz Festival con la memoria, la storia e le radici del Jazz in Italia. Sabato 27 giugno alle 21.30 in piazza XX settembre è in programma “Omaggio a Henghel Gualdi”, con un grande concerto gratuito che ha per protagonisti Mauro Negri al clarinetto, Stefano Calzolari al piano, Stefano Senni al contrabbasso e Mauro Beggio alla batteria. L’iniziativa si unisce ai tributi che nel decennale della sua scomparsa, avvenuta il 16 giugno 2005, già hanno avuto inizio a San Martino in Rio, sua città di adozione, e culmineranno con l’inaugurazione della scultura di Claudio Lugli a lui dedicata prevista per il 4 luglio, giorno della nascita del musicista. Le parole di Gianni Basso, ricordato nel primo tributo del Festival, sono nette quando racconta di Gualdi: “Henghel è stato – disse – il più grande clarinettista in Italia. Ha scritto tanta musica, ha lasciato e lascerà soltanto bei ricordi e spero che i giovani lo apprezzino e considerino nei loro percorsi di studio. Io ne ho sentiti di clarinettisti ma Gualdi faceva parte di quella piccola famiglia di grandi, del gruppo di testa… senza dubbio”. E infatti la fama di Henghel Gualdi è andata ben oltre i confini nazionali. Ha scritto oltre mille brani, inciso 20 album e 5 colonne sonore di film per Pupi Avati. Con la sua jazz band ha accompagnato Louis Armstrong al festival di Sanremo del 1968. Tra gli infiniti aneddoti sulla sua vita, uno racconta di quando, nel 1996, Woody Allen gli chiese consigli sullo strumento. Ha suonato fino alla fine ed è sempre rimasto legato al suo territorio di origine.
Il 27 giugno è un quartetto di spessore a rendergli omaggio nel concerto modenese. Stefano Calzolari al pianoforte, è protagonista fisso, su richiesta del fratello di Henghel Gualdi, del tributo che organizza ogni anno San Martino in Rio. Mauro Beggio è alla batteria, Stefano Senni al contrabbasso. Ospite speciale Mauro Negri, musicista affermato a livello internazionale, vincitore nel 1992 del premio Top Jazz come miglior talento italiano e di una lunga serie di altri riconoscimenti. In concerto ha suonato, tra gli altri, con Kenny Wheeler, Billy Cobham, Lee Konitz, Sal Nistico, Tony Scott, Steve Lacy, Jimmy Coob, Gato Barbieri, Enrico Rava, Paolo Fresu, Ares Tavolazzi.
Verranno eseguiti brani di Gualdi e alcuni standard che preferiva come “Stardust”. La rivisitazione in chiave moderna del repertorio non prescinde dal rispetto per quella tradizione musicale emiliano/americana ben descritta, in un mix di realismo e ironia, nel libro autobiografico di Gualdi “Poteva andare meglio”. “Ogni tanto, per mia curiosità – scrive il musicista – ritorno in qualche balera, per vedere se è cambiato qualcosa durante la mia assenza. Rimango male nel vedere ragazzi che hanno studiato sul serio costretti a far finta di suonare, mentre la musica va in playback. Stanno sul palco dalle ventuno alle tre di mattina, in un veglione continuo e allucinante. Guardandoli, ho sempre l’impressione di assistere ad una macabra festa cui partecipano tutti: gestore, orchestra, ballerini.”
Dopo il concerto ancora musica con la jam session allo Smallet jazz club del Decano di via S. Agostino 9/A. Venerdì 26 Leonardo Caligiuri, piano, Simone Di Benedetto contrabbasso, Oscar Abelli batteria (per prenotare tel. 059 978 1520).
Per informazioni: ratpackmusic@alice.it – tel. 345 7902481.