Il Consiglio comunale di Modena ha celebrato, nel corso della seduta di mercoledì 22 aprile, giorno in cui nel 1945 fu liberata la città, il settantesimo della Liberazione. Presenti alla celebrazione autorità civili, militari, associazioni di partigiani e reduci, rappresentanti del mondo ebraico e numerosi cittadini.
L’iniziativa, introdotta dalla presidente del Consiglio Francesca Maletti e dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli, ha visto gli interventi di Angelo Oreste Andrisano, rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ed Elio Tavilla, docente di Storia del diritto medievale e moderno al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
La presidente Maletti ha evidenziato “l’importanza del ricordo” e dell’impegno per “trasmetterlo alle nuove generazioni”, perchè “se viviamo in un Paese libero, senza guerre, dittature e vincoli personali, non è per caso, ma perché tante persone hanno lottato e sacrificato la loro vita per cacciare la dittatura e porre le basi della democrazia. Oggi, dopo 70 anni – ha proseguito – dobbiamo continuare a mantenere viva la memoria, a testimoniare, ognuno nel ruolo pubblico e privato che ricopre, quei valori di democrazia, etica, solidarietà, equità e legalità tesi al mantenimento di una Repubblica democratica che non lasci indietro nessuno”.
Il sindaco Muzzarelli ha ripercorso gli eventi di quei giorni del 1945 sottolineando come all’arrivo degli alleati “i modenesi avevano già occupato la città al termine di una lunga ed eroica lotta partigiana. La Resistenza – ha proseguito – fu un’esperienza corale che mise insieme operai, contadini, imprenditori e intellettuali. Sappiamo che non tutte le attese furono realizzate e che ci furono atti ingiustificabili, ma l’Italia libera e democratica è nata lì e da lì è iniziato il riscatto morale del Paese. Resistenza e Liberazione ci hanno regalato la Costituzione, alla quale continuiamo a guardare per muoverci nel mondo globale: il bene comune sopra a tutto. Ai partigiani e ai soldati caduti va il nostro rispettoso inchino – ha concluso – e per onorare la loro indelebile memoria, insieme a quella delle vittime della Shoah e di tutte le altre, è nostro dovere tenere alta la bandiera di uguaglianza e libertà”.
Il rettore Andrisano ha ricordato il ruolo dell’Università di Modena nei giorni della Resistenza dal settembre 1943 all’aprile 1945, per il quale nel 1962 è stata conferita all’Ateneo la Medaglia d’argento al valore civile con decreto del Presidente della Repubblica. “Oltre all’apporto di studenti e docenti che si schierarono a fianco delle formazioni partigiane – ha evidenziato il rettore – l’Università in quei mesi si trasformò in un vero centro operazioni, riuscendo a dare riparo a tanti partigiani ricoverati nelle sue cliniche o fatti passare come propri dipendenti. In Ateneo, inoltre, il Comitato di Liberazione stabilì una delle sue sedi di riunione e fu organizzato un servizio di radiocomunicazioni e un ufficio attrezzato per la produzione di documenti falsi indispensabili per garantire la circolazione e la sicurezza delle forze della Resistenza”.
Il professor Tavilla si è soffermato in particolare sulla natura costituente della Resistenza e su come la lotta di Liberazione rappresenti un momento di rottura dell’ordine esistente, che anticipa la costruzione di un nuovo ordinamento giuridico e di un nuovo modello di convivenza sociale. “Se oggi siamo chiamati a ricordare la Liberazione e gli uomini e le donne che per essa hanno perso la vita – ha affermato – non possiamo non onorare il frutto più prezioso che ci ha lasciato: la Costituzione, non testo inanimato ma anima pulsante della nostra Repubblica”. Per il docente, i forti elementi di discontinuità della Costituzione repubblicana del 1948 rispetto allo Stato fascista e allo statuto Albertino, “trovano le proprie radici nella cesura introdotta dalla lotta di Liberazione. È qui che si fondano i principi guida della Costituzione repubblicana – ha concluso Tavilla – come la solidarietà, la dignità, più volte evocata nel testo, e il lavoro”.