L’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e il Comune di Modena firmeranno l’accordo per la liberazione dei 16 macachi rinchiusi nel dipartimento di Neuroscienze della Facoltà di Medicina, decretando così la fine degli esperimenti a cui i primati erano sottoposti. L’Ateneo cederà i macachi, tramite l’ente pubblico, ad una o più strutture in grado di dare una sistemazione idonea per tutti gli esemplari. Lo rende noto Animal Amnesty.
I riflettori sulla vicenda si accesero circa un anno fa, quando partì una campagna per chiedere la liberazione dei primati attraverso una raccolta firme pubblica, ma ottiene l’attenzione dell’intero Paese nel giugno del 2014, quando un rappresentante di Animal Amnesty entra nello stabulario insieme al parlamentare Paolo Bernini; le voci e le immagini che provengono dal video girato durante l’occasione arrivano ai Telegiornali principali, scuotendo l’opinione pubblica.
Poche settimane dopo Animal Amnesty ed AnimAnimale portarono migliaia di persone a manifestare per chiedere la liberazione dei macachi e la fine degli esperimenti su di loro, alle voci delle associazioni e delle persone comuni si aggiungeranno le voci di 100 parlamentari.
La campagna prosegue con numerosi banchetti informativi e di raccolta firme (ad oggi circa 50.000) coordinati da Animal Amnesty, AnimAnimale e LAV, volantinaggio, presìdi al Rettorato e all’Università ed un blitz al Consiglio Comunale, con l’esposizione di uno striscione per i macachi dal balcone del Comune di Modena.
Recentemente è stato pubblicato un cortometraggio che ha avuto in poco tempo oltre mezzo milione di visualizzazioni, in cui si mostrano gli esperimenti condotti sui primati riprodotti su un attore umano.
“Siamo davanti ad una vittoria storica”, commentano da Animal Amnesty “che non può non far pensare al successo ottenuto per i beagle di Green Hill. È la vittoria di un movimento animalista che ha saputo arrivare fino al risultato finale lavorando su più fronti, dalla lotta di piazza, all’iniziativa parlamentare, al dialogo, mai negato e sempre offerto ai vertici universitari. Oggi ci auguriamo che servano pochissimi giorni per il trasferimento degli animali presso una struttura adeguata, e che i sedici macachi modenesi siano solo i primi di una lunga serie di primati, attualmente prigionieri delle Università italiane, ad essere liberi”.