Giovedì 19 marzo, alle 21.15, al Nuovo Cinema Teatro Italia, va in scena “Bruno” proposto dal Progetto Brockenhaus, uno spettacolo che si basa sulla vera vita di Bruno Schulz, maestro della letteratura polacca del Novecento, scrittore, giornalista e disegnatore. Ebreo di nazionalità austriaca e di lingua polacca, traduttore di Kafka, lo scrittore fu ucciso da un funzionario della Gestapo, dopo essere stato relegato nel 1941 nel ghetto.
Bruno Schulz era un uomo schivo e introverso: il suo ideale fu quello di “maturare verso l’infanzia”, di tornare alla semplicità di essere bambino attraverso un linguaggio improntato sull’immaginazione. Scettico sulle possibilità di conoscenza umana, Schulz aveva dato libero sfogo alla fantasia e alla “mitizzazione” della realtà.
Lo spettacolo nasce dall’incontro tra Elisa Canessa e Federico Dimitri – autori e interpreti dello spettacolo – e trae spunto dai personaggi che hanno costellato l’infanzia di Schulz e dalle suggestioni mitologiche dei suoi scritti e dei suoi disegni. In Schulz, Mito e Infanzia coincidono. Gli elementi di questo idioma mitologico sgorgano da un’oscura regione delle primordiali fantasie infantili, dai timori, dai presentimenti, dalle anticipazioni di quel mattino della vita che costituisce la vera e propria culla del pensare mitico. Il mito diventa il modo di riorganizzare in un nuovo racconto le immagini che affiorano e svaniscono continuamente nella memoria.
Lo spettacolo accompagna lo spettatore nella dimensione di follia di quest’autore, attraverso immagini forti e oniriche generando sensazioni quasi fisiche. Schulz è considerato il più grande maestro della letteratura polacca del Novecento. Secondo Kantor, che ha costruito “La classe morta” da un suo racconto, “tutta la nostra generazione è cresciuta di fatto all’ombra di Schulz”. Le botteghe color cannella, la sua prima e più famosa raccolta di racconti, è un’autobiografia trasformata in una fantasiosa mitologia dell’infanzia. Uno dei massimi esempi di come la letteratura possa riscattare la banalità della vita quotidiana con le armi del grottesco e dell’invenzione linguistica. La morte del padre, personaggio eccentrico e stravagante, avvenuta nel 1915, fu l’inizio di una condizione di turbamento che non lo abbandonerà per il resto della vita. Nel 1941 venne relegato nel ghetto di Varsavia, dove fu ucciso per strada da un ufficiale della Gestapo. Il suo corpo, finito in una fossa comune, e non è stato più ritrovato.
Da venerdì 20 a domenica 22 marzo Canessa e Dimitri proporranno anche un laboratorio teatrale aperto a tutti, professionisti e semplici appasionati. La partecipazione è gratuita.
Info: 059. 568581 / 347.3369820 cinemateatroitalia@fondazionecampori.it