Iniziativa del Centro di Studio e Ricerca Medicina Transculturale e Psicosomatica (Università di Bologna) in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze patologiche (Servizio sanitario regionale Emilia-Romagna) per discutere delle discriminazioni subite dalle donne nelle loro carriere professionali.
Bologna, 4 marzo 2015. Ancora importanti sono le discriminazioni che le donne subiscono nelle loro carriere professionali in Italia, non tanto per via dei pregiudizi e le preclusioni culturali con cui ancora oggi le donne si confrontano, ma soprattutto per la scarsa presenza ed efficacia di meccanismi che garantiscano nei percorsi di crescita professionale il riconoscimento del merito e insieme le pari opportunità rispetto al carico sociale e familiare che esse si assumono.
Per alcune professioni, quali quella medica e psicosociale, e per alcune attività, quali la ricerca e la didattica, i destinatari, siano essi cittadini, utenti di servizi, pazienti o studenti, sono in vero particolarmente interessati proprio agli aspetti scarsamente valutati e premiati di tali professioni, quali la disponibilità e la capacità di ascolto e di relazione, componenti molto rilevanti nel determinare la qualità e l’efficacia degli interventi proposti. Non sorprende, quindi, che le donne, per natura e cultura più spesso sensibili a tali richieste sociali, siano più frequentemente impiegate, ad esempio, tra i medici dell’ospedale e del territorio, e, al contempo, meno premiate nei quadri dirigenziali.
Il Gruppo multidisciplinare e interistituzionale “Donne 28 novembre” di Bologna propone in occasione della festa delle Donne una riflessione rispetto al contributo delle donne nelle professioni, in particolare in quelle mediche e psicosociali e soprattutto nella psichiatria, che desidera da sempre, nei suoi diversi approcci e declinazioni, tracciare un trait d’union tra la prospettiva biologica e quella psico-sociale, tra l’esperenziale e l’obiettivabile, tra il razionale e l’emotivo.
Programma
15.00 Apertura dei lavori: Marisa Marchesini (DSM Ausl Bologna)
15.10 Introduzione: Rosa Amorevole, Consigliera di Parità, Regione Emilia Romagna; Gianluca Fiorentini, Prorettore alla Didattica, UNIBO; Angelo Fioritti, Direttore DSM Ausl Bologna;
15.40 Il medico nell’età della tecnica: Jane Boydell (Docente di Psichiatria, Institute of Psychiatry, King’s College, London) e Emanuele Caroppo (Segretario Generale del Centro di Ricerca universitario He.R.A. – Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma)
16.00 Tavola Rotonda: “l’Università nell’era di Anvur”:
Coordina: Tullia Gallina Toschi (Presidente CUG, UNIBO) Intervengono : Diana De Ronchi (Docente di Psichiatria, UNIBO); Dina Guglielmi (Docente Psicologia del Lavoro, UNIBO); Paola Monari (Presidente AdDU, UNIBO); Antonia Parmeggiani (Docente di Neuropsichiatria Infantile, UNIBO); Ilaria Tarricone (Ricercatrice di Psichiatria, UNIBO; Psichiatra DSM-Ausl Bo)
17.00. Seminari di Metodo Feldenkrais e Danza Orientale: Arianna Grueff, Shahla Karimi e Sara Costa
Incontro con il Metodo Feldenkrais con Arianna Grueff Il Metodo Feldenkrais è sentire il movimento, abitare il proprio corpo, darsi il tempo e lo spazio di riappropriarsi e ritrovare il senso dei movimenti quotidiani ormai diventati automatici. In questa lezione di CAM (Conoscersi Attraverso il Movimento), giocando con le nostre possibilità motorie, entreremo in una dimensione di ascolto, osservazione ed esplorazione per sperimentare un rapporto più armonioso e diretto con noi stessi e quindi con il mondo che ci circonda.
Arianna Grueff è esperta di movimento e consapevolezza corporea, lavora con persone di tutte le età e condizioni fisiche che desiderano migliorare la qualità dei loro movimenti, liberarsi dai dolori o ritrovare un benessere psico-fisico, sia in percorsi di gruppo che individuali. A Bologna collabora con il Selene Centro Studi, scuola di danza e arti marziali, e con il Centro Integra, centro di fisiatria e posturologia.
Incontro con la danza orientale con Shahla Karimi La danza orientale propone un linguaggio corporeo che nasce nell’intimità della casa, della famiglia, che mette in comunicazione la donna e l’uomo, il giovane e l’anziano. Ogni movimento ha un significato: esprime gioia, rabbia, sensualità, desiderio di maternità. Non sono richieste abilità tecniche o preparazione atletica, si può approcciare la danza orientale a ogni età: la sfida è imparare a esprimere la propria interiorità attraverso il linguaggio del movimento, nel rispetto della cultura e delle tradizioni da cui essa deriva. L’arte coreica offre l’opportunità di un’esperienza corporea, emotiva e psicologica che dona benessere, un’oasi in cui ricostruire pace con il corpo e la mente, in cui dare spazio alla fantasia ed espressione a contenuti dell’io che faticano, nel quotidiano, a tradursi in parole.
Shahla e Sara, fondatrici dell’Associazione “Shahla danze e culture orientali” e insegnanti di danza del ventre e danza iraniana, propongono un “viaggio” nella danza orientale: le sue origini, il significato dei movimenti, la possibilità di sperimentare sul proprio corpo il piacere di dipingere un linguaggio espressivo millenario e nel contempo estremamente attuale.