«Scioperiamo perché vogliamo banche che, grazie alla professionalità e alla consulenza di alto livello fornita dai lavoratori, tornino a sostenere l’economia reale». Il segretario provinciale della Fiba-Cisl Paolo Bellentani spiega le motivazioni dello sciopero nazionale dei bancari proclamato per venerdì 30 gennaio da tutte le sigle sindacali. Sono quasi 6 mila i lavoratori modenesi. «Venerdì scioperiamo e andiamo in piazza a Ravenna, Milano, Roma e Palermo non solo per avere un contratto di lavoro dignitoso, ma soprattutto per garantire un futuro all’intero sistema del credito», afferma Bellentani, che guida il maggiore sindacato modenese dei bancari. Obiettivo della protesta è sollecitare il rinnovo del contratto nazionale contro la decisione unilaterale di Abi (associazione di categoria delle banche, ndr.) di dare disdetta e successiva disapplicazione dei contratti collettivi di lavoro a partire dal 1° aprile prossimo. «La rottura l’ha voluta l’Abi, di fatto il negoziato non è mai partito – continua il segretario dei bancari Cisl – Noi abbiamo mostrato la disponibilità a trattare, avanzando le nostre richieste. Consapevoli delle difficoltà che attraversano il sistema bancario e il Paese, abbiamo chiesto di condividere una visione di sistema con la proposta di nuovo modello di banca. Le banche, però, hanno rifiutato il confronto – sottolinea Bellentani – limitandosi a chiedere solo una riduzione dei costi; ma la riduzione del costo del lavoro, delle tutele e del reddito dei lavoratori produce effetti risibili sui bilanci delle banche». Per la Fiba, infatti, i banchieri sono i principali responsabili delle sofferenze che soffocano i bilanci: oltre 180 miliardi di euro, il 48 per cento dei quali relativi a prestiti pari o superiori ai 2 milioni di euro. «Noi chiediamo trasformazioni e riorganizzazioni per garantire lavoro e sviluppo. Dopo lo sciopero di venerdì ci misureremo sul risultato e sulle sensibilità che raccoglieremo. A quel punto – conclude il segretario provinciale della Fiba-Cisl – speriamo che sia possibile impostare una trattativa nell’interesse del Paese e non di pochi soggetti».