“Davvero una buona annata per il mais nel territorio reggiano, grazie al recupero di superfici occupate da questa coltura, alle temperature mai troppo elevate, alla possibilità di disporre costantemente di acqua per irrigarla”. Sono le valutazioni di sintesi della Cia di Reggio Emilia rispetto al raccolto del mais, coltura di fondamentale importanza, soprattutto per gli usi zootecnici che si fanno delle farine ricavate dalla sua granella, che sono un elemento chiave (apportando proteine “nobili”) della qualità dei nostri prodotti tipici.
Ma le prospettive per il futuro – rileva la Cia reggiana – sono di un netto miglioramento in termini di produttività di questa coltura: infatti, sono in corso sperimentazioni, condotte nella pianura padana dall’Università di Torino, per ora su 10 ettari di mais, che hanno consentito incrementi produttivi nell’ordine del 50/60%. Se infatti attualmente in pianura padana la resa media di mais irriguo è di 12/14 tonnellate ad ettaro, nei campi sperimentali di cui si diceva si è arrivati a 20 tonnellate ad ettaro.
Questo grazie ad una nuova tecnica, sviluppata con un progetto patrocinato da Expo 2015, che è una combinazione di prodotti e tecnologie innovative per ottenere dal mais il massimo profitto ma in chiave ecosostenibile. Senza dover ricorrere al transgenico è stato selezionato un particolare ibrido di granella con un livello produttivo superiore; il nuovo ibrido ha permesso di seminare il mais con una maggiore densità di impianto; si è adottata inoltre un’ innovativa gestione del suolo: consiste nell’ utilizzo di una macchina che esegue una lavorazione solo nella zona di semina. La lavorazione localizzata, che riduce la mineralizzazione della sostanza organica e l’ erosione del suolo, viene abbinata ad altre tecniche ecosostenibili, come i sistemi di irrigazione a goccia che ottimizzano la distribuzione dell’acqua e l’utilizzo di fertilizzanti ad alta efficienza con distribuzione anch’essa localizzata.
Buone notizie quindi per i produttori – commenta la Cia di Reggio Emilia – che potranno tra qualche anno contare sulla possibilità di risultati ancora migliori di quelli registrati quest’anno, dovuti in primo luogo a superfici che sono tornate intorno ai 10mila ettari, dopo il calo degli ultimi anni, con questo tornando a contendere al grano tenero il primato di cereale più presente nel territorio reggiano; questo è stato dovuto principalmente alle difficoltà nelle semine dello scorso autunno; chi ha incontrato questi problemi ha fatto ricorso quindi alla semina del mais, che avviene principalmente in primavera. Va detto anche che l’incremento di superfici è stato dovuto più alla prospettiva di destinare il prodotto alle biomasse (ovvero agli impianti di biogas) che alla granella per usi zootecnici. Molto buone anche le rese, che fanno registrare una produzione media di granella secca di 130-150 ql/ha, nettamente sopra la media degli ultimi anni (in linea con le stime elaborate da Ismea che indicano per quest’anno un aumento dei raccolti in Italia del 14,3% per il mais).
Altrettanto importante – conclude le sue valutazioni la Cia reggiana – lo stato sanitario del mais: sono pressoché assenti le micotossine che avevano invece minato la produzione degli ultimi anni; queste infatti si sviluppano con alte temperature ed elevata umidità, una condizione che quest’anno non si è verificata.