Sempre più in caduta l’occupazione nelle imprese del commercio, turismo e servizi secondo la ricerca condotta dal Centro Studi di Confesercenti Modena. Dallo studio emerge che nelle oltre 1.500 PMI monitorate, la forza lavoro ha segnato una flessione, nel primo semestre dell’anno, pari al – 9,9% sullo stesso periodo del 2013.
Calano anche drasticamente (- 62,9%) le ore di cassa integrazione, ma non si tratta di un segnale positivo. Sono le forti incertezze sui tempi di proroga e sulle coperture finanziarie della Cassa integrazione in Deroga, ma soprattutto la perdurante e sempre più profonda crisi che non lascia intravvedere sbocchi a breve, le principali ragioni che costringono le imprese a ridurre l’organico licenziando. L’Osservatorio di Confesercenti conferma quindi come nella nostra provincia la crisi permane ancora gravissima, soprattutto per le piccole imprese che operano esclusivamente sul mercato interno.
“Da questo quadro emerge che la gravità della crisi è tale che i provvedimenti succedutisi negli ultimi anni (dalla Riforma Fornero ai decreti sui contratti a termine e l’apprendistato, peraltro convertiti con modifiche che ne hanno depotenziato gli incentivi per le nuove assunzioni), non hanno in alcun modo fatto da argine contro l’aumento della disoccupazione. Rimarchiamo quindi la necessità – sottolinea il Direttore Generale di Confesercenti Modena, Tamara Bertoni – di fornire strumenti utili alle imprese per creare nuovi stimoli ad assumere, in un mercato del lavoro ancora troppo ingessato e rigido. Strumenti che devono però essere necessariamente accompagnati da una politica che incentivi nuovamente la ripresa degli investimenti nelle imprese e il rilancio dei consumi delle famiglie”.
Turismo e pubblici esercizi
È il settore che, più di ogni altro, denota sofferenza sul dato occupazionale le cui micro e piccole imprese segnano un calo drammatico degli occupati: -19,9% nel primo semestre 2014 sullo stesso periodo del 2013. In questo settore sono venute quasi del tutto a mancare le assunzioni stagionali che tradizionalmente si facevano all’inizio dell’estate quando, con l’apertura dei dehors i posti aumentavano. Quest’anno invece, complice la crisi, il personale già in forza basta a soddisfare la clientela sempre più scarsa. È poi da segnalare la sempre minor frequenza dei picchi lavorativi che quindi non vengono più coperti dalle imprese con assunzioni a chiamata, ancora troppo burocratizzate, ma con lo strumento del voucher che rende meno stabile il rapporto di lavoro.
Vendita di generi alimentari
Anche in questo settore il primo semestre 2014 si connota con un pesante calo degli occupati, pari al 9,2% rispetto allo stesso periodo del 2013. Questo dato è innegabilmente determinato dal calo dei consumi che, da diversi trimestri, colpisce anche il settore alimentare e in particolare le imprese operanti su piccole superfici.
Settore extra-alimentare
Persiste il calo degli occupati anche in questo settore: meno 7,5 punti percentuali nel primo semestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2013. Anche in questo settore il pesante calo dei consumi che si protrae ininterrotto da anni, sta provocando un calo inarrestabile dell’occupazione nelle imprese che non riescono a intravedere segnali di un’inversione di tendenza.
Servizi di intermediazione
Rispetto al quadro generale fortemente negativo, il settore dei servizi di intermediazione limita la perdita di occupati nel primo semestre 2014: – 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. È opportuno ricordare, però, che questa tipologia di imprese a causa della profonda ristrutturazione della filiera commerciale negli ultimi anni aveva già dovuto ridurre in modo significativo il personale dipendente, in seguito ad un sensibile calo dei fatturati.
Commercio all’ingrosso
È l’unico comparto in cui, al momento, si registra ancora un minimo di ripresa occupazionale: +3,2% nei primi 6 mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare si nota una lieve progressione del numero di occupati nelle imprese che si rivolgono al manifatturiero, che hanno tratto beneficio dalla ripresa dell’attività notata in alcuni settori produttivi. Va però evidenziato che le imprese dell’ingrosso hanno creato nuovi occupati ma con orari ridotti e molto flessibili, in modo da aderire meglio alle richieste di un mercato che presenta alcuni picchi di lavoro alternati a momenti di attività ridotta.
“Senza prospettive di crescita stabile – prosegue Tamara Bertoni – le imprese non potranno riprendere ad investire sul fattore ‘risorse umane’. C’è inoltre la pressante necessità di misure volte a costituire un reale incentivo all’assunzione di giovani disoccupati, misure che devono essere accompagnate da una sufficiente dote finanziaria nonché da un carico burocratico ridotto ai minimi termini. Ma per ridurre la disoccupazione occorre altresì adeguare il sistema formativo alla complessità dei problemi e integrare meglio il sistema scolastico con il mondo del lavoro, magari attraverso percorsi strutturati di alternanza scuola-lavoro, e sostenere la formazione professionalizzante che fin’ora si è dimostrata uno dei pochi strumenti in grado di favorire l’occupazione dei giovani e riconvertire figure dal mercato del lavoro”.