caldo_caloreTerminato il mese di marzo gli esperti dell’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari – DIEF dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia hanno tracciato un bilancio delle rilevazioni meteoclimatiche raccolte nel periodo, confrontandole con la lunga serie storica di dati modenesi meticolosamente annotati dal 1830. E ancora una volta fanno sapere “sebbene non si siano toccati record assoluti, le anomalie meteoclimatiche sono evidenti”.

Riguardo alle temperature, la stazione storica di Piazza Roma evidenzia a Modena una temperatura media mensile di 12.2°C, ben al di sopra (+ 2,5°C) del valore medio di 9.7°C di riferimento statistico dell’ultimo trentennio tanto da farne il quinto mese di marzo più caldo, superato di un solo decimo di grado nel 2002, 1994 e 1997 e dal mese di marzo più caldo della storia che si è avuto nel 2012 con 13.6°C. Al Campus DIEF la temperatura media mensile è stata un po’ più bassa + 10.7°C, quasi simile al valore misurato nella nuova stazione al Campus universitario San Lazzaro (periferia) di Reggio Emilia di + 10.8°C.

La temperatura minima più bassa registrata in città nella stazione sul torrione orientale del Palazzo Ducale di Modena è stata toccata il 25 marzo con 5.7°C, mentre al Campus di Ingegneria di via Vignolese, nella periferia di Modena, quello stesso giorno la colonnina è scesa fino a + 0.1°C e a Reggio Emilia nella stazione posta al Campus universitario San Lazzaro è scesa fino a + 1.3°C. “Singolare – fa notare il meteorologo Luca Lombroso – che mai, nell’intero mese, la temperatura è scesa sotto zero, ma viste le fioriture precoci questa anomalia in fin dei conti è stata un fatto positivo”.

Il giorno più caldo di marzo è stato l’ultimo del mese, con massime che hanno raggiunto 21.4°C in centro a Modena e 23.4°C in periferia. A Reggio Emilia in questo stesso giorno il termometro è salito fino a 22.4°C. “E’ senz’altro piacevole avere, e ripetutamente, 20°C a fine marzo – commenta Luca Lombroso – ma giova ricordare che, a differenza di ciò che forse viene da pensare, non è, o almeno non era, un fatto usuale per la climatologia, che vorrebbe temperature massime di 20°C non a fine marzo bensì a inizio maggio! Del resto marzo negli ultimi anni ci sta abituando a notevoli sbalzi”. Infatti – snocciolano dall’Osservatorio Geofisico universitario di Modena – lo scorso anno marzo si chiuse con giornate molto più fredde di queste, con 8-10°C in meno, piogge e nevicate a bassa quota, mentre nel 2012, dopo l’episodio del “nevone”, avemmo il marzo più caldo della storia meteoclimatica modenese, anno in cui con 25.8°C il giorno 29 si misurò, ex equo con il 21 marzo 2002, il giorno storicamente più caldo per il mese di marzo.

Le piogge a Modena con 55.6 mm sono risultate poco sopra la media (48.6 mm), un quantitativo che ha contribuito a portare il totale parziale dell’anno a 264.9 mm, ovvero più di quanto mediamente piove nei primi 5 mesi dell’anno. “Ciò nonostante non è un quantitativo da record” fa sapere Luca Lombroso. Già lo scorso anno le piogge dei primi tre mesi (292.6 mm) furono maggiori di quest’anno. Tuttavia, sono stati tanti i giorni con precipitazioni misurabili, ben 47 (lo scorso anno 46) nel primo trimestre, per cui bisogna risalire al 1960 per trovare un anno con più giorni piovosi nel primo trimestre.

Al Campus del DIEF di Modena il quantitativo di piogge misurato è stato, invece, di 65.0 mm. Ancora maggiore il cumulo sceso a Reggio Emilia, dove ne sono stati raccolti 87.1 mm. “E’ stato un mese con precipitazioni piuttosto irregolari – afferma l’esperto Luca Lombroso – con i primi precoci temporali, e perfino grandinate, e ancora una volta precipitazioni molto abbondanti in Appennino, con 180-200 mm in molte località prossime al crinale”. A Succiso (RE, fonte dati ARPA ER – SIM), dove sono caduti 1.357 mm di pioggia dal 1° gennaio si è assistito al record di piovosità per il primo trimestre dell’anno da un cinquantennio.

“Possiamo senz’altro dire – dice Luca Lombroso – che i cambiamenti climatici sono già qui non solo nella forma di variazioni di temperature e precipitazioni, ma anche sotto forma di impatti sugli ecosistemi, sulla salute e sull’ambiente e persino sulla economia se si pensa a come modificherà o sta modificando il turismo e l’agricoltura. Parola d’ordine per il futuro dunque è prevenire e gestire i rischi, ma questo è possibile a condizione che si eviti di superare il <tipping point> di 2°C di riscaldamento globale al 2100”.

 

Previsione. Lo scampolo di primavera prosegue fino a metà settimana, poi l’anticiclone subirà un cedimento che vedrà l’arrivo di nubi e, venerdì 4 aprile di qualche piovasco a carattere irregolare e locale. Non avremo comunque un cambiamento apprezzabile di temperature, anche se la nuvolosità da giovedì 3 aprile abbasserà parzialmente i valori massimi. L’aria che affluirà sarà di origine mediterranea e in parte nordafricana e potremmo assistere ad un nuovo arrivo di sabbia sahariana. “Colpi di coda dell’inverno o freddo tardivo – rassicura Luca Lombroso – per ora non si vedono affatto. Anzi ci sono segnali di ritorno del tempo buono e mite già nel prossimo fine settimana e di un successivo ulteriore aumento delle temperature tanto da ipotizzare, con molti condizionali, un assaggio pre-estivo ad inizio della prossima settimana”.