La vera riforma del sistema scolastico non sta nella modifica degli ordinamenti, sterile scorciatoia percorsa spesso dalla politica, ma piuttosto nel garantire la qualità dell’insegnamento. È tempo di avere in Italia una scuola “aperta”, disponibile ad aggiornare il concetto di pubblico e a stabilire un nuovo rapporto tra scuola e formazione professionale; serve un patto con gli insegnanti riconoscendo la loro fondamentale funzione per assicurare lo sviluppo sociale, economico e democratico del Paese.

Questa riflessione sta alla base di “Quale futuro per la scuola (pubblica)?” il libro di Giovanni Manzini, ex sottosegretario per la Pubblica istruzione, al centro del convegno promosso dal Centro culturale Francesco Luigi Ferrari mercoledì 29 gennaio 2014 alle ore 17,30 al Palazzo Europa (via Emilia Ovest 101, Modena). Oltre all’autore interverrà Carlo Petracca, già ispettore e direttore generale del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Il convegno è a ingresso libero e rivolto a tutta la cittadinanza.

Giovanni Manzini – prima di essere eletto senatore nella X e XI legislatura e aver fatto parte della Commissione Istruzione presentando numerosi disegni di legge sulla scuola, l’università e la formazione professionale – ha insegnato per 27 anni nella scuola media. È da quell’esperienza che parte la sua riflessione nel libro edito da Rosenberg & Selier. Dopo aver ripercorso i passaggi salienti di riforme e tentativi di riforme avvenute dalla Costituente ai nostri giorni, Manzini avanza alcuni suggerimenti per rimettere l’istruzione e la formazione al centro delle scelte politiche del paese.

Prima di mettere mano a una nuova riforma occorre, secondo l’ex sottosegretario, istituire di una commissione nazionale di studiosi per raccogliere attraverso la somministrazione di un questionario le opinioni delle scuole, delle università, delle associazioni dei genitori e dei sindacati sui contenuti del processo di apprendimento dei ragazzi in relazione alla loro età evolutiva nell’era della globalizzazione e della tecnologia informatica. Occorre, inoltre, un coraggioso impegno finanziario: «In un tempo in cui ogni mattina c’è qualcuno che promette di ridurre le tasse è impopolare chiedere un ulteriore sacrificio – si legge nel libro –, ma se l’Italia vuole recuperare il terreno perduto deve investire in questo settore, pena il suo declino. Gli italiani, di fronte a un piano chiaro e preciso di rilancio della scuola, della formazione professionale, dell’università e della ricerca non si tirerebbero indietro».

Nel libro Manzini si sofferma anche sulla scuola paritaria, un tema che «non può continuare a essere vissuto in termini ideologici» ma va considerato invece come «una opportunità pubblica non in contrapposizione alla scuola statale: un arricchimento del sistema nazionale dell’istruzione».