Sui temi “sensibili”, quelli che i consiglieri di Fi-Pdl hanno chiamato i “valori non negoziabili”, in questo caso il testamento biologico, e il “diritto all’autodeterminazione” sul fine vita, come ha ribadito Liana Barbati (Idv) in dichiarazione di voto, si è innescato un lungo dibattito che ha visto l’Assemblea legislativa dividersi in posizioni nette.
All’origine del dibattito una risoluzione, sottoscritta da Liana Barbati (Idv), Thomas Casadei, Antonio Mumolo, Marco Carini (Pd) e Franco Grillini (Misto), con la richiesta alla Giunta di sollecitare un intervento normativo nazionale per disciplinare l’istituto del cosiddetto “testamento biologico” e le relative modalità di applicazione, di promuovere l’istituzione del registro dei testamenti biologici da parte delle amministrazioni comunali e di sensibilizzare il personale sanitario all’utilizzo delle cure palliative, compresa la somministrazione di sostanze stupefacenti dotate di proprietà terapeutiche, per le persone che versano in stati patologici gravi prossimi al fine vita.
A questo testo si è aggiunta una seconda risoluzione, distribuita in Aula, firmata da Anna Pariani, Giuseppe Paruolo, Gabriele Ferrari, Giuseppe Pagani, Roberta Mori, Giuseppe Piva e Luciano Vecchi (Pd) e Matteo Riva (Misto), che impegna la Giunta a sollecitare il Governo all’adozione di un atto legislativo che disciplini “compiutamente” la materia.
La prima risoluzione, su cui insisteva anche un emendamento, approvato a maggioranza, a firma della stessa Barbati, ha ottenuto il voto favorevole del Pd (astenuti Ferrari, Pagani, Paruolo), Fds, Sel-Verdi, Idv, Grillini (Misto), Favia (Misto), il voto contrario di Fi-Pdl, Lega nord e Udc, l’astensione di Riva (Misto).
Via libera alla seconda risoluzione da Pd, Fds, Sel-Verdi, Idv, Grillini (Misto), Favia (Misto) e Riva (Misto), contro Fi-Pdl e Udc, astenuta la Lega nord.
IL DIBATTITO: FRONTI CONTRAPPOSTI
Liana Barbati (Idv): bisogna consentire alle persone di decidere del loro fine vita. Andrea Pollastri (Fi-Pdl): Costituzione e legislazione tutelano il diritto alla vita. Franco Grillini (Misto): iniziative che restituiscano dignità alle persone Anna Pariani (Pd): serve una discussione nazionale rispettosa delle culture in campo. Giovanni Favia (Misto): barbaro è questo Paese sui diritti civili. Enrico Aimi (Fi-Pdl): la risoluzione apre la strada all’eutanasia. Roberto Corradi (Lega nord): no all’eutanasia, ma anche all’accanimento terapeutico. Andrea Leoni (Fi-Pdl): i Comuni non possono attivare i registri dei testamenti biologici, fanno propaganda con soldi pubblici. Roberto Sconciaforni (Fds): garantire la dignità della persona anche nella fase terminale della vita.
Liana Barbati (Idv), presentando la risoluzione di cui è prima firmataria, ha ribadito che in Italia è ora di affrontare questo tema e che se vogliamo chiamarci nazione civile dobbiamo prendere in considerazione che ci sono persone che possono voler decidere cosa fare della propria vita e a cui, quindi, deve essere consentito di esercitare questo diritto “civile”. Ricordando poi di aver presentato ormai da tempo un progetto di legge sull’uso terapeutico della cannabis, ha ribadito come si debba sollecitare il Governo su questa materia.
“Noi abbiamo assunto posizioni chiare e univoche sul tema”, ha segnalato Andrea Pollastri (Fi-Pdl), ricordando che sono vari i passaggi non condivisibili del testo di Barbati. Fino a prova contraria, ha detto, la Costituzione e la legislazione tutelano il diritto alla vita, che rientra fra i valori non negoziabili, tra l’altro – ha concluso – non spetta al Governo, ma al Parlamento legiferare sul fine vita.
Sul fronte opposto, Franco Grillini (Misto), che ha ribadito come un Paese che si dichiara civile si dovrebbe interrogare su questo tema. “Non si capiscono i motivi di una resistenza così sorda – ha evidenziato – a iniziative che restituiscono dignità alle persone, che vivono una vita che non è più vita, ma un affare tecnologico”. Grillini ha poi citato lo stesso progetto di legge già nominato da Barbati sull’uso dei farmaci cannabinoidi, lamentando il fatto che non sia ancora stato messo all’ordine del giorno.
E’ poi intervenuta Anna Pariani (Pd) che ha illustrato la risoluzione di cui è prima firmataria: siamo consapevoli del fatto – ha sottolineato – che il fine vita rappresenta un vulnus nella legislazione nazionale, un vuoto, riempito da sentenze molto discusse, che va colmato. Serve una discussione nazionale – ha aggiunto – rispettosa delle culture in campo, perché sul fine vita la questione relativa alla decisione del singolo ha a che fare con il tema dell’alleanza terapeutica tra il malato, le persone a lui vicine e il medico, come serve che la volontà della persona di fronte alle condizioni della propria salute si confronti con le possibilità di cura e con i propri cari. Si deve quindi procedere con un dibattito in Parlamento per arrivare a una sintesi: sia quindi il legislatore a esprimersi con una legge che consenta a tutti, sostiene Pariani, di riconoscersi nel percorso intrapreso. Non è poi la Regione – ha spiegato – che deve dare gli indirizzi ai Comuni per il registro dei testamenti biologici perché questi hanno autonomia decisionale.
Sono stati fatti passi avanti sulle cure palliative – ha ribadito Giovanni Favia (Misto) – che ha concordato con quanto espresso dal collega Grillini sul fatto che la “cultura del dolore” sia una “cultura barbara”, come “barbaro è questo Paese sui diritti civili”: “ci arriveremo – ha detto – peccato che si debba aspettare tanto”.
Attraverso queste due risoluzioni, e in particolare la prima, si “apre la strada all’eutanasia”, ha replicato Enrico Aimi (Fi-Pdl): quello di morire – ha spiegato – è un falso diritto che minaccia il diritto costituzionale fondamentale di vivere. E’ poi falso che non ci si possa sottoporre alla terapia del dolore, come è invece vero che tutti siamo contro l’accanimento terapeutico. Il rischio è che passando dall’impostazione alla base di questa risoluzione si “scoperchi il vaso di Pandora”, “scivolando sul piano inclinato di una legislazione” come quella olandese che consente l’eutanasia anche sui minori.
Roberto Corradi (Lega nord) ha espresso il voto contrario sulla prima risoluzione: ci sono grosse riserve – ha sottolineato – sulla formulazione del testo e sui suoi obiettivi e cioè che in realtà si punti al diritto all’eutanasia, come ha confermato l’intervento di Grillini, tema su cui la Lega è assolutamente contraria perché non fa parte dei diritti individuali e rappresenterebbe un imbarbarimento della società. Maggiore apertura, invece, al secondo testo su cui la Lega si è astenuta. Per quanto riguarda la terapia del dolore – ha aggiunto – in Emilia-Romagna è ampiamente praticata, anche se si può potenziare.
Andrea Leoni (Fi-Pdl) ha poi contestato che i Comuni abbiano la facoltà di attivare i registri dei testamenti biologici: i Comuni non hanno competenze in tal senso ed è illegittimo, a suo avviso, l’utilizzo di risorse spese a questo scopo: le sedi istituzionali non devono essere usate per dare corpo alle proprie convinzioni personali che finiscono per invadere campi – ha concluso – che non sono di loro competenza. Insomma, come dire “fanno propaganda con soldi pubblici”.
Di tutt’altra opinione Roberto Sconciaforni (Fds) che ha dichiarato di sottoscrivere la prima risoluzione: il Governo deve intervenire, ha detto, ma anche tutte le amministrazioni comunali si devono dotare dei registri dei testamenti biologici. Si tratta, quindi, di “un diritto di civiltà”, “di garantire la dignità della persona anche nella fase terminale della vita”.
DICHIARAZIONI DI VOTO: “DIFFERENZE INCOLMABILI TRA DUE MODI DI PENSARE” – NEL TESTO “NON C’E’ ALCUN ACCENNO ALL’EUTANASIA”
In dichiarazione di voto si sono ripresentate le stesse posizioni, con forti cenni polemici.
E’ il primo Favia a intervenire dichiarando il voto favorevole ai due testi, come Gabriella Meo (Sel-Verdi) che ha ribadito come questo sia un argomento che stimola una discussione che rischia di andare oltre alle prerogative che sono proprie degli amministratori. Bisogna quindi fare lo sforzo – ha aggiunto – di rimanere nell’ambito dei nuovi diritti che questa società, in veloce cambiamento, ci chiede e prendere atto che queste necessità stanno emergendo.
“Le differenze incolmabili tra due modi di pensare” sono invece state stigmatizzate da Fabio Filippi (Fi-Pdl), che ha ribadito come “certe scelte non siano segno di civiltà ma il contrario”, mentre Matteo Riva (Misto) ha detto di non comprendere la fretta di voler staccare la spina. Non si può giustificare il dibattito – ha evidenziato – con l’argomentazione che si tratta di rispondere a una richiesta dei cittadini, in realtà – ha aggiunto – la gente ci chiede altre cose. Dunque, astensione sulla prima risoluzione e appoggio alla seconda, che presenta un approccio “più giusto” a questa materia.
“Sono sorpreso – ha dichiarato Mauro Malaguti (Misto) – che la sinistra che ha sempre difeso la bandiera dei più deboli e dei meno assistiti si atteggi in modo completamente diverso di fronte a soggetti che si trovano nella situazione di maggiore debolezza che ci sia, cioè quella del fine vita”.
Grillini ha poi negato che nella risoluzione ci sia alcun riferimento all’eutanasia: “Siccome la destra non ha argomenti, parla d’altro”; mentre Barbati ha dichiarato di voler difendere la propria autodeterminazione a tutti i costi.
Silvia Noè (Udc), infine, ha ribadito che il dibattito è stato condizionato da casi che provocano riflessioni e che su questo tema è difficile essere perentori. Ci sono tuttavia profonde differenze tra situazione e situazione, per cui si è detta convinta che si debba usare il buon senso soprattutto puntando all’alleanza terapeutica tra paziente, medico e nucleo famigliare.