“Piano per il lavoro – dalle aree terremotate un nuovo modello di sviluppo”: è il titolo del convegno promosso dalla Cgil Emilia Romagna per lunedì 18 novembre 2013, a Modena (9,30-13, Auditorium Marco Biagi dell’Università, Largo Biagi 10), con il quale la confederazione regionale fa il punto dell’emergenza prodotta dal terremoto, degli interventi messi in campo e delle proposte “per ricostruire meglio”.
La relazione di apertura è affidata a Vincenzo Colla, segretario generale Cgil regionale. Seguono comunicazioni e interventi di Tania Scacchetti, segretaria generale Cgil Modena; Alberto Silvestri, sindaco di San Felice sul Panaro (Unione dei Comuni Area Nord, Modena); Giovanni Monti, presidente Lega Coop Emilia-Romagna; Maurizio Marchesini, presidente Confindustria Emilia Romagna; Vasco Errani, presidente della Regione nonché commissario straordinario per il terremoto. In tarda mattinata l’intervento conclusivo di Susanna Camusso.
Al convegno verrà distribuita l’indagine condotta dall’Ires Emilia Romagna, che richiama il pesante bilancio delle conseguenze del sisma. A livello regionale nel 2012, spiega l’Ires, si sono persi 14.300 posti di lavoro, di cui circa 9.000 imputabili a fenomeni pregressi di crisi che hanno a che fare con la capacità competitiva di sistema, ma 4.800 posti si sono persi a causa del sisma, dei quali 2.779 nel solo “cratere”. Colpiti maggiormente i settori commercio, agroalimentare e meccanico e le piccole medie imprese rispetto alle grandi. Il calo delle assunzioni nel 2012 è stato superiore alla media regionale (-4,9% nel cratere, contro il -4,4% a livello regionale) a causa dell’incertezza delle prospettive di mercato. Altro dato preoccupante è l’aumento della precarietà.
Il sisma ha comportato un danno diretto di circa 6 miliardi di euro, ma l’Ires stima il danno complessivo indotto sull’intera economia regionale sopra gli 8 miliardi.