Oltre 100 tra sindacalisti e lavoratori metalmeccanici delle imprese modenesi di tutta la provincia si danno appuntamento domani, venerdì 13 settembre, davanti ai cancelli della Firem di Formigine. Ad un mese esatto dall’inizio della vertenza (era il 13 agosto quando iniziò il presidio per bloccare l’uscita degli ultimi camion che avevano nottetempo smantellato la fabbrica per portarla in Polonia), la Fiom/Cgil di Modena convoca domani il proprio Comitato Direttivo davanti ai cancelli della Firem in via Quattro Passi 114 a Formigine. L’assemblea si svolgerà dalle ore 9.30 e sino alle 12.30.
Saranno presenti anche il segretario della Cgil di Modena Tania Scacchetti e quello della Fiom regionale Bruno Papignani.
“Anziché svolgere come al solito il Direttivo nelle sale sindacali – spiega Cesare Pizzolla segretario Fiom/Cgil Modena – abbiamo deciso una convocazione pubblica per le caratteristiche e i contenuti di valenza generale che ha assunto la vertenza Firem, che non riguardano solo la singola fabbrica, ma tutto il territorio, e che impegna tutta l’organizzazione”.
Il Direttivo Fiom di domani farà il punto sulla vertenza che proprio domani pomeriggio dovrebbe fare un ulteriore passo avanti nell’incontro fissato presso l’assessorato regionale alle Attività produttive per la presentazione del Piano industriale. “Il piano industriale – commenta Pizzolla – è per la Fiom e per i lavoratori l’elemento indispensabile per riportare l’attività lavorativa sul territorio e quindi per garantire la conservazione di posti di lavoro, e al tempo stesso consentire la chiusura vertenza”.
Il NO alle delocalizzazioni sarà il primo messaggio chiaro ribadito nel Direttivo di domani. “Deve essere chiaro – aggiunge il segretario della Fiom – che nel malaugurato caso di altri tentativi di spostare fuori le aziende, la risposta della Fiom e dei lavoratori metalmeccanici sarà compatta”.
C’è molta aspettativa sull’incontro in Regione del pomeriggio. In questo mese sono stati fatti sostanziali passi in avanti, che però devono sfociare in un piano industriale per far ripartire attività produttive sul territorio modenese e quindi posti di lavoro. “Solo a fronte di una soluzione positiva di questo tipo, lavoratori e Fiom potranno decidere di sciogliere il presidio davanti ai cancelli che ancora oggi è in essere”.
“Questa vertenza mette a nudo una serie di situazioni/strumenti inadeguati a fronteggiare situazioni di crisi” spiega Pizzolla.
“Più che giustificare le aziende che delocalizzano, occorre mettere in campo strumenti per mantenere le imprese sul territorio nazionale, e qui c’è tutto il ritardo del Governo sulle politiche industriali”.
“Al contrario degli anni del boom economico, dove la competitività si basava su innovazione, ricerca e sviluppo (fiore all’occhiello soprattutto del territorio e del tessuto economico modenese), oggi invece la competitività è tutta giocata sulla compressione dei costi del lavoro e di conseguenza dei diritti dei lavoratori. Per questo servono provvedimenti e interventi per stimolare la crescita di qualità, che incentivino le imprese all’innovazione”.
Inoltre, anche la normativa è ancorata ad un sistema d’impresa di 30 anni fa: la legge 428/90 sul trasferimento impresa, va rivista. Ancora, le aziende che de localizzano, e hanno beneficiato di finanziamenti e/o agevolazioni, debbono restituire al territorio quanto ricevuto.
Per la Fiom la battaglia contro le delocalizzazioni è una battaglia in nome della Costituzione, là dove dice all’art.41 che “l’iniziativa economica…non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo di recare danno alla sicurezza, alla libertà, dignità umana”.