Meno di due mesi fa è stato sottoscritto a Modena un importante Protocollo fra la Regione e gli Enti Pubblici modenesi, che costituiscono l’Osservatorio Provinciale Appalti, per migliorare il monitoraggio sulla struttura societaria delle imprese appaltatrici ed avere su Internet la mappa precisa dei cantieri.
Indubbiamente, un ulteriore passo che sviluppa l’ottima esperienza del nostro Osservatorio Provinciale, che va nella direzione di una maggiore trasparenza nelle aggiudicazioni di appalti pubblici e, soprattutto, di una più solida conoscenza dei collegamenti societari di chi concorre ai lavori, con “…l’obiettivo di escludere dalle gare le imprese colluse e per un migliore contrasto al lavoro irregolare e alle infiltrazioni malavitose”.
Un’esigenza reale e matura, specie con l’aprirsi di un’ampia e lunga prospettiva di lavori pubblici e privati a seguito del sisma, che consentirà il collegamento diretto fra il Sistema telematico regionale di controllo sui lavori SITAR e le Prefetture, direttamente impegnate nell’immane attività di selezione delle imprese per la definizione della White List e ancora in attesa del promesso e indispensabile rafforzamento degli organici.
Anche la Cgil ha sostenuto questo ulteriore passo e fortemente condiviso le premesse che hanno determinato quella delibera regionale.
Motivazioni puntuali e fondate su alcune preoccupanti e realistiche valutazioni:
– la diffusione di comportamenti illegali e di infiltrazioni della criminalità economica;
– una crisi inedita e un’alterazione del mercato delle costruzioni;
– un’eccessiva presenza del subappalto ed il frequente ricorso ad imprese NON adeguatamente strutturate;
– l’utilizzo ancora troppo esteso del criterio del “prezzo più basso” nell’aggiudicazione di appalti pubblici;
In quella delibera vi è riassunto un quadro ben concentrato sull’analisi della nostra realtà, avvalorata dalle valutazioni del Girer, Gruppo Interforze, che indaga sulla legalità post sisma.
I dati del Sitar telematico regionale – relativi ai lavori pubblici appaltati nei primi 5 mesi 2013 in provincia di Modena – confermano però una netta “divaricazione” fra gli obiettivi indicati e le prassi amministrative tuttora troppo consolidate.
In particolare, a proposito degli appalti ancora affidati con lo sbrigativo criterio del massimo ribasso, in una “procedura negoziata senza bando”.
Purtroppo, sui circa 210 lavori assegnati in questi primi mesi nel modenese – per un valore di circa 60 milioni di euro – solo 1/4 di essi (poco più di una cinquantina) è ad oggi registrato ed è perciò leggibile il “criterio di assegnazione”.
Ragionando però su questo dato, seppur parziale ma significativo, si rileva che solamente l’11% del numero degli appalti è stato assegnato con l’auspicato e più sicuro sistema dell’”offerta economicamente più vantaggiosa” e per un ammontare al di sotto dei 3,5 milioni: prevale nettamente il metodo della scommessa sul massimo sconto !
Sappiamo molto bene che l’emergenza terremoto ha inevitabilmente spinto per tempi rapidi e procedure urgenti.
Si segnalano però, all’interno del dato parziale soprarichiamato della cinquantina di appalti registrati, ben una ventina di appalti – per un ammontare di oltre 4,5 milioni – assegnati con ribassi superiori al 20%. E non sempre si tratta di lavori urgenti riferibili alla ricostruzione post-sisma.
E’ una prassi di gestione amministrativa che va rapidamente modificata, insieme al superamento degli appalti gestiti da ogni singolo Ente, costituendo le Stazioni Uniche appaltanti a livello delle Unioni Comunali, nell’interesse della trasparenza e della minor esposizione ai rischi di favorire la concorrenza sleale/sospetta delle imprese capaci di abbattere i prezzi oltre il lecito.