Dopo un anno da quelle scosse sconvolgenti, molte piaghe e vuoti resteranno per sempre assieme alla solida volontà di rifare e riprendere. La macchina della ricostruzione è già partita con un particolare carattere che la rende del tutto innovativa, avendo assunto fin dall’inizio un inderogabile trinomio: ricostruire, innovare, piena legalità.

Tantissimo resta ancora da fare, ma ad oggi sono oltre 3.790 le pratiche concluse per il ripristino di case, 3.040 gli interventi di ripristino di alloggi pubblici, 2.550 le imprese che già hanno fatto domanda di finanziamento, 595 i professionisti impegnati nei lavori e 704 le imprese, 360 mila tonnellate di macerie sgomberate ed oltre 430 mila in programma.

Dalle macerie alla ricostruzione. Un pesantissimo tragitto con ancora tante imprese chiuse o in difficoltà, lavoratori senza lavoro e cassa integrazione a rischio.

Ma vediamo altri numeri, dal punto di vista dei rischi per la legalità e di infiltrazione malavitosa.

“I clan sono già nella Bassa, con società, trasporti ed operai”.

Questo, il drammatico ed inusuale monito dell’autorevole Capo del Gruppo Interforze, costituito dal Ministero dell’Interno, per vigilare sull’enorme mole di lavori in Emilia. Nessuno lo può sottovalutare!

Tutte le istituzioni, le forze imprenditoriali e sindacali,devono restare unite ed in prima fila nel sostenere questa sfida, se si vuole ricostruire pulito e meglio di prima.

Niente burocrazie inutili, ma regole trasparenti e necessarie per lavorare bene e perdere meno tempo.

Fin dalle prime settimane, si è colta questa necessità con la sottoscrizione del Protocollo Regionale sulla Legalità post sisma, introducendo adempimenti indispensabili e non vincoli inutili:

– Tracciabilità e trasparenza nei flussi di denaro.

– Clausole per la interruzione dei contratti con le imprese non corrette.

– Norme anticorruzione.

– Un “prezziario” regionale per lavori e materiali.

– Lista di merito regionale per le imprese virtuose.

– Costituzione del GIRER-Gruppo Interforze, accanto alla neonata DIA in Emilia-Romagna.

– DURC obbligatori per la certificazione delle regolarità contributive delle imprese e loro invio telematico e non più cartaceo.

– Nuova Convenzione con Inail per sconti alle imprese che adottano controlli telematici nei cantieri.

– Estensione obbligatoria delle “white list” per le imprese che lavorano per il pubblico o per i privati con contributi pubblici.

Il Sindacato ha fortemente voluto e sostenuto queste novità, perchè sono tutta salute e non appesantimenti burocratici.

Consideriamo, anzi, dannose certe polemiche, interrogazioni parlamentari ed insofferenze ai controlli.

In particolare sulle white list per le imprese.

Vorremmo non essere i soli a dare atto del notevole e straordinario impegno profuso dalla Prefettura. La mole di lavoro non ha precedenti.

 

Sono 2.811 le imprese che finora hanno chiesto l’iscrizione per poter lavorare, e questa sola richiesta formale consente – come è noto – di lavorare senza impedimenti. Questo numero già elevato di domande è peraltro destinato a crescere.

Si tratta, per il 96% di queste, del meglio delle imprese modenesi ed emiliane.

Anzi, balza in evidenza la non richiesta di iscrizione alle White list di pochissime ditte tra le più note in provincia, peraltro già impegnate nella prima fase di ricostruzione scolastica: o perchè già piene di lavoro o per timore di non passare il “filtro”.

Sono 328 le imprese già ammesse ai nove distinti elenchi delle ditte iscritte nelle White list : trasporto e discarica materiali , smaltimento, nolo macchinari speciali, forniture, estrazione materiali, calcestruzzi, autotrasporto, costruzioni e moduli prefabbricati.

In quel numero sono ricomprese quelle tante ditte che possono contemporaneamente essere iscritte alle liste per più settori di attività.

L’82% delle già ammesse, sono imprese modenesi. Le rimanenti risiedono nelle province emiliano romagnole o in quelle confinanti di Mantova e Verona, e pochissime nel centro sud: Aquila e Salerno.

Grazie al prezioso lavoro di funzionari ed alle istruttorie del Gruppo Interforze, non più di quattro imprese sono state, ad oggi, escluse dalle liste, mentre sono forse in corso solamente un paio di altri dinieghi.

Si tratta di provvedimenti preventivi e non di sentenze definitive, necessari però per circoscrivere ogni tentativo di infiltrazione malavitosa.

Si tratta di azioni cautelative che ricadono su quelle imprese e sopratutto su decine e centinaia di lavoratori.

Il Sindacato, insieme a quei lavoratori, si batte duramente per obiettivi irrinunciabili:

– Salvaguardare l’occupazione ed il necessario sostegno con l’eventuale cassa integrazione.

– Garantire il pagamento per le opere eseguite ante i provvedimenti di esclusione,affermando un principio base : lavoratori e fornitori non possono pagare responsabilità in capo alle imprese.

– Rafforzare con urgenza le strutture addette ai controlli,per superare i “colli di bottiglia” e ridurre i tempi di istruttoria. Governo e Regione dovranno implementare gli organici e le dotazioni informatiche necessarie per Prefettura e Forze dell’Ordine impegnate.

– Rafforzare ogni forma di collaborazione e coordinamento fra Prefetture, Organizzazioni sindacali e d’impresa.

– Accelerare ogni modalità, già oggi possibile, di messa in rete degli elementi conoscitivi disponibili nelle Banche Dati nazionali, per una rapida ed efficace certificazione antimafia.

 

(Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale)