Si è svolto questa mattina un incontro tra il Comitato referendario, soggetto istituzionale a tutti gli effetti, e il Sindaco. L’incontro era stato chiesto dai referendari l’1 dicembre, in vista della imminente consegna delle firme. Si è svolto dopo la dichiarazione del primo cittadino che in Consiglio comunale il 7 gennaio ha annunciato di aver scelto la data del 26 maggio per il voto referendario.

I referendari avevano espresso una richiesta chiara e forte per l’accorpamento con le elezioni politiche. Una istanza dettata dal buon senso, e che avrebbe consentito in un sol colpo una consultazione ampia e coinvolgente e risparmio per le casse collettive. Una opportunità per la stessa politica, perché al di là degli esiti, una consultazione ampia è una consultazione che esprime nel modo più chiaro la volontà popolare. Il sindaco ha scelto di non accorpare, se ne assume la responsabilità, è a suo carico l’atto di indizione e la scelta della data. Questa mattina abbiamo preso atto che il primo cittadino firmerà l’atto di indizione in giornata, e che la consultazione si terrà dalle 8 alle 22 del 26 maggio. Una consultazione in una sola giornata, diversamente da quanto avviene solitamente (referendum consultivo bolognese sulle farmacie, ad esempio, 3 giornate). Ancora una volta ne prendiamo atto, e lui se ne assume la responsabilità. Del resto poche settimane fa il Sindaco dichiarava alla stampa che non avrebbe neppure indetto, che intendeva farlo dopo l’approvazione del bilancio. Oggi farà il suo dovere, firmerà l’atto di indizione. Il referendum e la data ci sono. Da oggi, e come sempre, lavoreremo con l’obiettivo della partecipazione: che nessun bolognese, il 26 maggio, vada al mare e tantomeno in montagna.

E lo faremo con lo stile e la sostanza di sempre: promuovendo un confronto serio e coinvolgente in città. Tutte le nostre energie da oggi saranno indirizzate a informare i cittadini su ciò che sta accadendo alla scuola pubblica tutta. Nella città di Bologna, “madre” della scuola dell’infanzia pubblica, quest’autunno centinaia di bimbi si sono visto negato il diritto all’istruzione pubblica, la scuola della Repubblica laica e gratuita, inclusiva e plurale. Il cosiddetto “sistema integrato” ha quindi mostrato tutti i suoi limiti. La scuola non è un servizio tra tanti, la scuola è un diritto. Il tema oggetto di referendum è nobile e alto, come nobile e alta è la partecipazione consapevole che tanti cittadini stanno mettendo in campo. Abbiamo come cittadini l’opportunità di riorientare le priorità della politica in direzione della scuola pubblica. Abbiamo costruito una opportunità di partecipazione. Non resta che coglierla, esercitarla, viverla. La parola ora spetta ai cittadini. Contiamo sul fatto che i cittadini e le cittadine bolognesi, il 26 maggio non vadano al mare, ma si rechino in tanti alle urne per difendere e promuovere la scuola pubblica.