Il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, presidente dell’Anci e presidente del Comitato l’Italia sono anch’io, ha aperto oggi l’incontro pomeridiano della Scuola di Buone Prassi del Network città del dialogo e di Anci Immigrazione, ricordando il significato della sala Tricolore, in cui avveniva l’incontro: “La bandiera nazionale è nata qui dalla volontà di quattro città differenti, che hanno deciso di superare le difficoltà che le speravano, per dare vita a una sola repubblica e avviare così il processo dell’Unità d’Italia e la storia della nostra nazione”.

“Oggi siamo molto contenti di avere riuniti qui molti interlocutori a ragionare di cittadinanza e partecipazione: il Consiglio d’Europa, il Network italiano delle città del dialogo, che è il più importante in tutta Europa e che continua a esser un luogo interessantissimo di scambio, la Commissione nazionale Immigrazione dell’Anci con Flavio Zanonato, le città, le associazioni, e molti dei protagonisti della campagna per i diritti di cittadinanza L’Italia sono anch’io”.

Con la campagna “abbiamo fatto una scommessa di tipo culturale – ha continuato il sindaco – Questo Paese ha bisogno non solo di prender decisioni rapide sull’economia, ma di riflettere su se stesso, su cosa è, cosa è diventato e cosa vuol fare. C’è una scelta da fare, se pensiamo di essere comunità chiuse tra simili, le comunità del bonding, o se la nostra identità nazionale non sia invece una identità che si trasforma e si arricchisce in un continuo processo di ripensamento su se stessa. E questa è la tesi che noi sosteniamo con forza, le comunità del bridging, crediamo cioè che la società aperta abbia molto più futuro e sia anche molto più competitiva di una che cerca solo nel contatto con i suoi simili il suo significato. Compiere questa scelta è fondamentale”.

“Naturalmente stiamo parlando di un’accettazione di diversità – ha continuato il sindaco Delrio – in un fondamento di basi comuni, di valori condivisi non negoziabili che per noi sono i valori costituzionali, il rispetto delle donne, dei minori, delle culture e idee differenti. Cose dette dalla Costituzione molto tempo fa e che noi in realtà pratichiamo poco”.

“Difendere questa scelta è un impegno, un lavoro e fatica quotidiana – aggiunge Delrio –, perché far riflettere il nostro Paese in questa grande crisi è molto difficile. La preoccupazione che abbiamo noi amministratori locali è che si cerchi, invece, la chiusura, la tentazione di vedere la diversità come un problema e non vederne l’opportunità. Questo problema esiste. Siamo però confortati dalla storia del nostro Paese che, quando ha allargato i diritti ha allargato le potenzialità di tutti, dal voto agli inizi del secolo al voto delle donne. Dobbiamo chiederci cosa sarebbe la nostra società senza la partecipazione di tutti, così come dobbiamo chiederci cosa sarebbe la nostra storia di Reggio se cancellassimo la partecipazione di tutte le persone che sono immigrate qui. Ottima cosa, dunque, seminare cultura e ragionamenti, anche affrontare conflitti su questo tema”.

“Oggi ho letto l’ennesima lettera di un ragazzino di 11 anni nato in Italia ma con genitori stranieri – ha continuato il sindaco – che ha capito in classe, insieme ai suoi compagni e alle sue insegnanti, che hanno parlato del tema della cittadinanza, che il problema è grosso. Come è possibile, chiede, che ci sia questo limite, che io non sia italiano, che debba sempre andare al Consolato? Ma la cosa importante è che mi scrivono i suoi compagni e la sua insegnante, che sono rimasti amareggiati da questa scoperta e mi chiedono di discutere, di capire. Andrò in quella scuola per parlare con loro”.

“Questa consapevolezza deve continuare a crescere dentro il Paese – ha concluso Delrio – Se sta crescendo e se il clima è cambiato lo dobbiamo all’impegno di ciascuna delle realtà rappresentate in questa sala. Il Paese deve diventare un Paese normale, in cui sia normale semplificare la legge sulla cittadinanza, normale che un lavoratore straniero presente da tempo possa andare a votare, normale che chi è di casa qui sia italiano. Perché ciò diventi normale ha bisogno del lavoro quotidiano di tutti, e che sia assunto da tante città, tanti interlocutori e forze politiche, per far fare al nostro Paese il grande salto di cui ha bisogno”.