Dopo la fase di presentazione del documento di indirizzi per il nuovo Psc, ora il percorso di partecipazione sarà dedicato ad approfondire, in particolare, quattro aree tematiche: la riqualificazione, trasformazione, densificazione e valorizzazione dell’esistente; la mobilità dai percorsi ciclopedonali ai grandi progetti e alla logistica; le forme dell’abitare, il verde e gli spazi di relazione; la rigenerazione delle aree marginali, le nuove tecnologie e il ruolo dei cittadini. Il punto sul percorso è stato fatto dall’assessore alla Programmazione e gestione Gabriele Giacobazzi nel corso della seduta del Consiglio comunale di lunedì 12 novembre.
La presentazione della proposta di documento da parte del sindaco Giorgio Pighi e dell’assessore Giacobazzi era stata fatta a inizio ottobre e il documento di indirizzi nella forma definitiva sarà invece sottoposto a votazione all’inizio del 2013, al termine del percorso partecipativo che è in atto. Con quella approvazione partirà il lavoro di definizione del Documento preliminare che insieme al Quadro conoscitivo e alla Valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale (Valsat) avvieranno formalmente l’iter per l’adozione del Psc entro fine legislatura.
“Siamo a un terzo del percorso di consultazione e il passaggio in Consiglio comunale è l’occasione per ascoltare il parere del soggetto forse più importante”, ha affermato Giacobazzi riepilogando i principali spunti e sollecitazioni emersi nel corso degli incontri. “Sulla pagina di Effetto Modena accessibile dal sito del Comune – www.comune.modena.it – sono consultabili i contributi già arrivati da vari soggetti ed è in funzione un blog dedicato al Psc”. Giacobazzi ha infine ricordato che insieme al Psc verrà ridefinito anche il Rue, strumento di regolazione della trasformazione diretta della città, “senza il quale il Psc sarebbe lontano dall’applicazione”.
A introdurre il dibattito è stata la presidente del Consiglio Caterina Liotti, che ha evidenziato “l’importanza di scelte strutturali per la città dei prossimi vent’anni”, invitando a una riflessione sulla città nel lungo termine e a uscire dall’analisi del quotidiano. “Fare un Psc – ha proseguito – significa elaborare un piano dai contenuti essenziali quindi scelte su sviluppo, qualificazione insediamenti, tutela e valorizzazione del territorio, tenendo in considerazione come stanno cambiando la società e i fabbisogni delle famiglie. La linea da seguire è quella del miglioramento della qualità della vita delle persone, a partire da quella dei bambini”.
In chiusura di dibattito, il sindaco Pighi ha ricordato che “la funzione di indirizzo politico del Consiglio comunale rappresenta un momento essenziale per bilanciare correttamente i poteri della Giunta. E’ evidente però che un atto di indirizzo non può contenere già le soluzioni altrimenti perderebbe la sua funzione”, ha osservato. Pighi ha condiviso la valutazione emersa dal dibattito che “una legislazione che lega il consumo del territorio al gettito fiscale in maniera troppo forte prima o poi produce distorsioni legate al valore delle aree”, ma ha ricordato che “di fronte a un sovrappiù di aree destinate ad Attrezzature generali, quindi già urbanizzate, e all’esigenza di case in affitto e di proprietà a prezzi accessibili, lo strumento della perequazione per cambio di destinazione d’uso consente di riportare il valore aggiunto sulla collettività. Più ci avvicineremo a progetti di riqualificazione urbanistica – ha detto – più avremo bisogno di usare questi strumenti. Non possiamo permetterci, per il timore di intervenire, di lasciare la città in mano al declino e alla decrescita”.
LE POSIZIONI DELL’OPPOSIZIONE NEL DIBATTITO
In Consiglio comunale sono intervenuti sul tema Eugenia Rossi, Sergio Celloni, Davide Torrini, Sandra Poppi, Adolfo Morandi, Sandro Bellei e Gian Carlo Pellacani
Sulla proposta di linee di indirizzo per il Psc, per l’opposizione sono intervenuti i consiglieri Eugenia Rossi, Sergio Celloni, Davide Torrini, Sandra Poppi, Adolfo Morandi, Sandro Bellei e Gian Carlo Pellacani.
Eugenia Rossi di Etica e legalità ha espresso perplessità: “L’amministrazione non si attiene al dettato della legge regionale relativamente al quadro conoscitivo previsto. Come dati strutturali infatti vengono usati quelli del Cresme, che è un ente privato, e non i dati pubblici, che sono differenti”. La consigliera ha inoltre ribadito “l’importanza della revisione del progetto di trasformazione delle zone F in zone residenziali”.
Sergio Celloni di Mpa ha definito questo piano “una corsa a ostacoli, di cui l’assessore porta il testimone. Bisogna valutare la regia che sta dietro a questi piani”, ha aggiunto. Per il consigliere, “Modena ha bisogno di un cambiamento, di crescita. Da una vita si parla di sburocratizzazione, ma non si mette in atto quanto si dice, si sono costruiti tantissimi ipermercati e solo ora ci si rende conto che sono troppi e che le attività di dimensioni minori, come quelle in centro, sono state massacrate”.
Davide Torrini dell’Udc ha espresso prudente interesse sulla proposta, evidenziando l’importanza del tema della semplificazione rispetto all’attuale Piano: “Non si può programmare nel dettaglio la città dei prossimi 20 anni, ma sarebbe un errore rimanere fermi o rinunciare ad avere progetti”, ha detto. “Non credo che la riqualificazione passerà per la ristrutturazione – ha aggiunto – si deve demolire e ricostruire e bisogna chiarire da subito alle aziende che la rendita fondiaria non potrà più essere oggetto di speculazione come negli ultimi anni”.
Per Sandra Poppi di Modenacinquestelle-beppegrillo.it nel documento ci sono elementi condivisibili, “salvo poi le incoerenze in altri punti. Queste linee di indirizzo – ha proseguito – sembrano i titoli di una tesi senza capitoli. A parte il tono assolutamente diverso dal precedente mi pare che la sostanza sia sempre quella: si parla di rigenerazione, smart city ma non di consumo del territorio pari a zero e non si rivedono le decisioni prese relative alle Aree F”.
Per il Pdl, il capogruppo Adolfo Morandi ha sottolineato che Modena “è scelta da chi ci vive perché è piccola, vivibile, con distanze brevi e capacità di trasferimento veloci: i modenesi non hanno voglia di vederla modificata in una metropoli. E’ giusto prevedere nel documento la possibilità di un ampliamento del numero di abitazioni, ma si deve tenere conto che la popolazione sta invecchiando e c’è in atto una crisi che riduce i flussi migratori e ricompone i nuclei familiari in ragione dei costi, quindi non è scontato l’aumento di richiesta di abitazioni”. Sandro Bellei ha invece evidenziato l’importanza di intervenire “in una nuova direzione” su traffico e viabilità, “per impedire che Modena diventi una città invivibile”. In questo senso, secondo il consigliere “costruire ancora significa portare altra gente in città e produrre maggior traffico e inquinamento. La città non può e non deve estendersi oltre un certo raggio – ha concluso – deve restare a misura d’uomo senza impedire il fisiologico progresso”. Gian Carlo Pellacani ha dichiarato di non aver trovato, nella proposta di linee di indirizzo per il Psc “la creatività invocata nel titolo, ma piuttosto una genericità volta a spegnere le polemiche interne al Pd”. Nonostante ciò, per il consigliere, “presenta alcuni aspetti positivi, ad esempio sono presenti alcune retromarce rispetto a Modena futura su cui anche noi avevamo insistito, come lo stop ai centri commerciali e la riduzione della previsione di aumento di popolazione”.
LE POSIZIONI DELLA MAGGIORANZA NEL DIBATTITO
In Consiglio comunale sono intervenuti sul tema Federico Ricci, Salvatore Cotrino, Stefano Rimini, Michele Andreana, Giulia Morini e Giancarlo Campioli
Sulla proposta di linee di indirizzo per il Psc, per la maggioranza sono intervenuti i consiglieri Federico Ricci, Salvatore Cotrino, Stefano Rimini, Michele Andreana, Giulia Morini e Giancarlo Campioli.
Federico Ricci di Sinistra per Modena ha evidenziato che il Psc e il Rue trattano della tutela di tutti i modenesi di oggi e di domani: “Per noi prima di tutto bisogna riqualificare, basta con il consumo di suolo, e servono interventi per la locazione permanente. Nel documento non ritroviamo in modo compiuto una discontinuità rispetto al passato: nei prossimi dieci anni è prevista una riduzione della Superficie agricola utilizzabile di 918 metri quadrati al giorno e si andrà verso la crescita della presenza di alloggi vuoti senza calmierare il mercato”.
Per il Pd, Salvatore Cotrino, rispondendo a Eugenia Rossi, ha precisato che “non c’è alcuna violazione della legge regionale, siamo in una fase precedente a quella cui si riferisce la consigliera”. Cotrino ha definito “positiva” l’impostazione delle linee di indirizzo del Psc “che ha progetti ambiziosi: si dovranno combinare regole chiare e flessibilità”, ha ribadito l’importanza di “limitare l’utilizzo di nuovo territorio” ed evidenziato l’importanza di fare di Modena un centro logistico e di intervenire sul centro storico. Stefano Rimini ha evidenziato la necessità di un Psc fondato innanzitutto sul criterio della sostenibilità: “Il rispetto del territorio deve essere la priorità e obiettivo del Psc deve essere il saldo zero del consumo del territorio. Si tratta di un obiettivo difficile, ma realizzabile se c’è volontà politica, con la riqualificazione e il recupero di realtà esistenti che oggi rischiano di cadere in degrado e di creare situazioni socialmente difficili”. Il consigliere ha infine sottolineato il bisogno di rivedere il regolamento relativo alla distribuzione dei Peep. Michele Andreana ha definito “largamente condivisibili” le indicazioni contenute nel documento: “Si va oltre la disputa tra crescita zero e crescita sostenuta, che oggi non abbiamo più, e ci si concentra sulla necessità di fornire alle famiglie modenesi un quadro abitativo conforme alle esigenze demografiche, in crescita contenuta; se ci si assestasse solo sull’esistente si rinuncerebbe a rispondere a questi bisogni”. Secondo il consigliere, per attuare l’housing sociale limitando l’uso del suolo “è necessario recuperare le aree in disuso attraverso la trasformazione del territorio”. Giulia Morini ha evidenziato come una “legislazione sbagliata” abbia avviato “meccanismi perversi”. Per la consigliera, “Modena ha il dovere di imprimere una nuova visione alle proprie politiche dell’urbanistica” e tra gli obiettivi “importanti e inediti” delle linee di indirizzo del Psc individua “usare il meno possibile suolo a destinazione agricola, dotarsi di norme che agevolino e incentivino il recupero e identificare strumenti imprenditoriali per la riqualificazione”. Secondo Giancarlo Campioli “ci sono tre elementi da evidenziare: il connubio tra esigenza di sviluppo della città ed esigenze di salvaguardia e difesa dell’ambiente; una attenta pianificazione dei fabbisogni, degli obiettivi da perseguire e delle opere da ritenersi indispensabili in un contesto di progressivi tagli delle risorse; il livello di gravità della crisi che pone tra le esigenze prioritarie la crescita economica, la ripresa degli investimenti e le azioni da attuare a sostegno dell’economia, del lavoro e della domanda”.