Il cambiamento in tema di Enti locali è necessario e ineludibile, ma cominciare azzerando di fatto le Giunte delle Province dal 1° gennaio rischia di essere controproducente per i moltissimi progetti urgenti che, in questo momento, vengono seguiti, dai tavoli di crisi aziendali alla gestione del post-emergenza terremoto passando per i problemi legati al dissesto idrogeologico. “Non si può parlare solo di quello che si deve eliminare, è necessario anche gestire la fase di transizione, comprese le garanzie per il futuro dei lavoratori delle Province stesse”. Ecco il commento comune del segretario provinciale del Pd Davide Baruffi e del capogruppo Pd in Consiglio provinciale Luca Gozzoli:

«Riteniamo che il sistema delle Autonomie locali dell’Emilia-Romagna abbia dato buona prova di sé e debba essere messo nelle condizioni di innovarsi per dare servizi efficienti ai cittadini e alle imprese, continuando i processi di semplificazione dei provvedimenti amministrativi, di crescita dei percorsi di gestione associata dei servizi e di studio e verifica delle condizioni di fattibilità sulle unificazioni dei Comuni. Siamo convinti che le pratiche di “buon governo” partano soprattutto dall’impegno verso la costruzione di politiche innovative, dalla fiducia nella “buona politica” e dal rispetto delle istituzioni, ma occorre anche che tutto ciò sia supportato da scelte di riforma degli assetti istituzionali chiare che definiscano in modo preciso compiti, funzioni e modalità di relazione tra tutti gli Enti Locali. Il percorso di riforma deve perseguire un riassetto generale del sistema degli Enti Locali, delle Regioni e di altre istituzioni decentrate dello Stato, a partire dalla conoscenza della realtà dei territori, valorizzando le esperienze positive di riparto dei ruoli, funzioni e competenze: non è sufficiente eliminare delle Autonomie locali, occorre creare anche le condizioni perché si possa dare continuità ai progetti affinché la maggiore efficienza non si traduca in una minore efficacia dei servizi ai territori e ai cittadini. In particolare, riteniamo che lo scioglimento immediato delle Giunte provinciali, nel gennaio 2013 invece che nel novembre 2013 così come si era precedentemente previsto, creerà inevitabilmente disfunzioni in questo percorso di riforma, con tavoli di crisi aziendali che rischiano di non essere nell’immediato più coordinati e convocati, con opere pubbliche che si stanno avviando e che per la loro attuazione hanno bisogno di un coordinamento sovracomunale, i problemi legati al dissesto idrogeologico e gli interventi di protezione civile fino ad ora assicurati dalle giunte provinciali. Nella nostra provincia si aggiunge la gestione del post-emergenza terremoto e della ricostruzione nei comuni compresi nel cratere. Il tentativo di cancellazione di un ente deve essere sostituito da un impegno di tutte le forze politiche, sociali e sindacali atto a gestire nel migliore dei modi una fase di transizione: valorizzando il patrimonio delle esperienze accumulate in decenni di lavoro, dando garanzie e sicurezze per il futuro ai lavoratori e alle lavoratrici delle Province e riconoscendo il ruolo propositivo che potrebbero svolgere le Giunte. Affermare ciò non significa resistere al cambiamento, necessario e ineludibile, del sistema degli Enti locali partendo dalle Province, al contrario significa attuare una nuova fase nei rapporti fra Enti locali nel modo migliore, per ottenere le migliori efficienze e per dare risposte concrete ai cittadini. Occorre, quindi, da una parte evitare interventi legislativi a singhiozzo, promulgando provvedimenti chiari anche nella definizione delle fasi transitorie: in questa direzione dovranno essere orientati gli interventi di modifica che potranno essere apportati al decreto prima della sua conversione in legge. Inoltre, bisogna evitare che all’attuale ordinamento se ne sostituisca uno nuovo solo di facciata; il rischio è che, dopo una stagione di grandi proponimenti e disponibilità verso il decentramento e il federalismo, prevalga una nuova forma di centralismo statalista con l’obiettivo di limitare l’autonomia degli Enti locali».