Ammalarsi in Italia costa di più che nel resto d’Europa: è quanto emerge da una rilevazione dell’ufficio studi di Confartigianato. Tra luglio 2007 e luglio 2012 i prezzi dei servizi e prodotti sanitari sono cresciuti, in Italia, del 14,1%, vale a dire 5,7 punti in più rispetto all’aumento dell’8,4% nell’Eurozona. Prendendo in esame il decennio tra il 2000 e il 2011 la crescita maggiore della spesa sanitaria si riscontra a Trento con un aumento dell’87,3%. Al secondo posto il Friuli Venezia Giulia con un aumento del 75,2%, seguito dal Molise con il 75,1%; settimo posto per l’Emilia Romagna con il 66,9%, segue la Sardegna con il 66,7%. All’opposto dinamiche meno accentuate si registrano nelle Marche con il 54,7%, nel Piemonte con il 51,6%, in Liguria con il 51,4%, in Campania con il 50,0%, in Calabria con il 47,9% e in Abruzzo con il 43,9%.

Secondo l’indagine di Confartigianato, a far registrare i maggiori rincari sono stati medicinali, prodotti farmaceutici, attrezzature e apparecchiature medicali i cui prezzi sono saliti, tra il 2007 e il 2012, del 13,6%, ad un ritmo quasi triplo rispetto al 5,0% dell’Eurozona, quindi con un differenziale che arriva a 8,6 punti. Molto elevata la differenza Italia-Ue anche per i servizi ambulatoriali i cui prezzi in Italia salgono del 18,0%, vale a dire 7,6 punti in più rispetto al 10,4% rilevato in Eurozona.

Ma un balzo ancora più gigantesco riguarda la spesa pubblica per la sanità: tra il 2000 e il 2011 è cresciuta del 64,1%, con un ritmo doppio rispetto dell’aumento del 31,9% registrato dal PIL. Nel 2012, la spesa pubblica sanitaria ha raggiunto la somma di 114,5 miliardi, pari al 7,2% del Pil e al 14,2% della spesa pubblica complessiva. Nel 2011 la spesa sanitaria pro capite in Italia ammonta a 1.851 euro per abitante. La più elevata si riscontra a Bolzano con 2.256 euro per abitante, seguito dalla Valle d’Aosta con 2.222 euro, da Trento con 2.209 euro, dal Friuli Venezia Giulia con 2.074 euro, dal Molise con 2.057 euro e dalla Liguria con 2.044 euro; ottava l’Emilia Romagna con 1.922 euro. La spesa sanitaria pro capite più bassa in Calabria, con 1.704 euro per abitante.

Il rapporto di Confartigianato stila anche la classifica delle regioni con il disavanzo più vistoso nel servizio sanitario. In testa il Lazio che, tra il 2008 e il 2011, da solo cumula un disavanzo sanitario di 4.958 milioni, pari al 45,0% del totale, seguito dalla Campania con 2.337 milioni pari al 21,2%, dalla Puglia con 1.103 milioni pari al 10,0%. Sul versante opposto della classifica, 8 regioni virtuose che tra il 2008 e il 2011 hanno cumulato un avanzo: il valore più elevato in Emilia Romagna con 112 milioni, seguita da Bolzano con 65 milioni, dal Veneto con 63 milioni, dal Friuli Venezia Giulia con 59 milioni. Il disavanzo nella sanità pubblica cumulato tra il 2008 e il 2011 incide per 182 euro per abitante. Valori di gran lunga superiori alla media nazionale si riscontrano nel Lazio dove il disavanzo sanitario nel quadriennio 2008-2011 pesa per 865 euro per abitante, seguito dal Molise con 722 euro per abitante, dalla Sardegna con 469 euro per abitante, dalla Campania con 401 euro per abitante, dalla Calabria con 314 euro per abitante, dalla Liguria con 278 euro per abitante e dalla Puglia con 270 euro per abitante. Tra le regioni virtuose l’avanzo per abitante più elevato è quello di Bolzano con 128 euro pro capite, seguito dal Friuli Venezia Giulia con 47 euro, dall’Umbria con 36 euro, dalle Marche con 33 euro, dall’Emilia Romagna con 25 euro, dal Veneto con 13 euro, dal Piemonte con 6 euro e dalla Lombardia con 4 euro.

“La nostra regione – commenta il Presidente di Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli – è tra le più virtuose e garantisce una sanità di livello elevato, ma crediamo che ancora molto possa essere fatto per razionalizzare la spesa in un’ottica di ottimizzazione delle risorse senza per questo ridurre la qualità dei servizi”.