“Con questa direttiva abbiamo messo mano a uno dei gioielli di famiglia della nostra regione. Aggiorniamo e qualifichiamo ulteriormente un sistema fondamentale, tenendo conto di un’evoluzione in atto. Abbiamo scelto di decidere “con” e di lavorare “per” il territorio, coniugando qualità e sostenibilità, educazione e conciliazione dei tempi, flessibilità e semplificazione”, così l’assessore regionale alle Politiche sociali commenta l’approvazione della direttiva in materia di requisiti strutturali e organizzativi dei nidi dell’Emilia-Romagna da parte dell’Assemblea legislativa. Si tratta del secondo passaggio dell’iter di riforma di tutto il sistema dei servizi educativi per la prima infanzia, cioè per i bimbi da0 a 3 anni, avviata con l’approvazione della legge regionale 6/2012.

Le novità della direttiva

Il testo definisce una serie di norme comuni per tutti i servizi e norme specifiche per le diverse tipologie: nidi d’infanzia (comprensivi di micronidi e sezioni primavera); servizi domiciliari (piccolo gruppo educativo fino a 4 oppure 7 bambini); servizi integrativi (spazio-bambini e centro per bambini e genitori) e servizi sperimentali (che devono essere sottoposti a una preventiva valutazione da parte di un nucleo tecnico regionale).

In particolare, la normativa definisce il titolo di studio richiesto per svolgere il ruolo di educatore in tutti i servizi per l’infanzia: ad oggi un diploma con indirizzo pedagogico o magistrale e, dal 2015, laurea triennale specifica. Per tutti i servizi la direttiva rende obbligatorio il rispetto dei requisiti di sicurezza, igiene, funzionalità dell’ambiente e tutela del benessere dei piccoli.

Per quanto riguarda i nidi, la direttiva stabilisce il rapporto numerico tra personale e bambini delle diverse classi (1 a 5 per la fascia 3-12 mesi; massimo 1 a 7 tra i 12 e i 36 mesi nel tempo pieno e 1 a 8 nel tempo parziale; 1 a 10 tra i 24 e i 36 mesi).

Diverse le novità per i servizi domiciliari o piccoli gruppi educativi: la Regione ha innanzitutto stabilito che saranno integrati nel sistema regionale dei servizi attraverso la collaborazione con i coordinatori pedagogici e ha semplificato le norme che definiscono i requisiti degli spazi e degli ambienti. Per questi servizi, si stabilisce inoltre che il numero massimo dei bimbi accolti dovrà essere di 7.

Il sistema regionale contempla anche i servizi integrativi che affiancano i nidi e sono caratterizzati da una possibilità di frequenza diversificata e non hanno il servizio di mensa.. Tra questi, ci sono gli spazi per bambini che prevedono l’affido e, per le fasce tra i 12 e i 36 mesi, un rapporto tra educatori e bambini di 1 a 8, per quella tra 18 e 36 di 1 a 9 e tra i 24 e 36 di 1 a 12. Rientrano nei servizi integrativi anche i centri bambini e genitori o adulti accompagnatori.

Le nuove norme aprono alle sperimentazioni di servizi per l’infanzia, accogliendo così le nuove richieste di flessibilità delle famiglie e dei territori. In questi casi, le proposte devono prevedere un progetto pedagogico, che sarà sottoposto al vaglio del nucleo regionale di valutazione, e personale educativo in possesso del titolo di studio previsto dalla direttiva.

Tra le proposte per le famiglie, la direttiva prevede anche che i Comuni possano predisporre albi di personale al quale possano ricorrere le famiglie per organizzare autonomamente iniziative di conciliazione (che non necessitano di alcun tipo di autorizzazione) e l’organizzazione di servizi ricreativi che prevedono una frequenza occasionale di bambini per un massimo di due ore al giorno.

La riforma dei servizi 0-3

La Regione Emilia-Romagna ha avviato la riforma dei servizi educativi con tre provvedimenti coordinati: la nuova legge 6/2012 (che ha aggiornato la legge regionale 1/2000), la nuova direttiva in materia di requisiti strutturali e organizzativi e, infine, linee guida che consentiranno di valutare la qualità di tutti i servizi educativi per l’infanzia e che saranno approvate nei prossimi giorni dalla Giunta.

I principi cardine della nuova normativa che regola i servizi educativi per la prima infanzia, in sintesi, sono:

omogeneità dei titoli di studio per accedere ai posti di educatore (ad oggi diploma con indirizzo pedagogico o magistrale e, dal 2015, laurea specifica);

l’uscita dei servizi domiciliari dalla sfera della sperimentalità e una sistemazione delle tipologie nel sistema integrato dei servizi per la prima infanzia;

una piena valorizzazione del ruolo del coordinatore pedagogico;

una semplificazione dei requisiti strutturali e procedurali, nonché una maggiore flessibilità di alcuni requisiti organizzativi, mantenendo al centro la sicurezza e la qualità del servizio educativo offerto ai bambini e alle loro famiglie.

I servizi educativi per la prima infanzia – anno educativo 2010 – 2011

Attualmente, in Emilia-Romagna esiste un sistema per la prima infanzia che assicura l’accoglienza in servizi educativi qualitativamente forti e quantitativamente diffusi di oltre il 31% dei bambini tra zero e tre anni, caso unico in Italia (la media italiana si colloca intorno al 12,5%) e in linea tendenziale con gli obiettivi europei (33%).

Nell’anno scolastico 2010 -2011 il numero dei posti dei servizi dedicati all’infanzia in regione rispetto all’anno precedente ha raggiunto il numero complessivo di 1223 servizi (1220 l’anno precedente) di cui 986 nidi, 170 servizi integrativi e 67 sperimentali. I bambini iscritti ai servizi educativi per la prima infanzia sono stati 39.812 (rispetto ai 37.993 del 2009-2010).