“Tutti i partiti e movimenti politici si impegnino subito, con apposite ed inderogabili norme statutarie a non candidare nelle loro liste e a non indicare per la nomina ad incarichi pubblici quanti siano stati condannati, anche in via non definitiva”. Questo è l’auspicio affidato all’ordine del giorno proposto dal consigliere Roberto Flaiani-Fli e approvato ieri pomeriggio dal Consiglio con 26 voti a favore (Fli, Pd, Fds, Idv, Udc, Lega e Leporati-Pdl), 3 astenuti (Finotti, Mainardi e Rubini del Pdl) e il voto contrario di Rambaldi del Gruppo Misto.

“Una delle principali cause del discredito che ha colpito la politica italiana – sostiene l’odg – è l’opacità dei partiti politici e dei criteri di selezione dei loro rappresentanti istituzionali; al di là delle responsabilità penali individuali, che tocca alla magistratura accertare nel rispetto della presunzione d’innocenza, e di ogni altra garanzia processuale, ai partiti spetta il compito di selezionare le proprie classi dirigenti con trasparenza e rigore, sulla base di requisiti di onestà, onorabilità, insospettabilità, sobrietà e merito come richiesto dall’opinione pubblica e dalla Costituzione repubblicana”.

In Parlamento – come sottolineato nel testo – sono state già depositate diverse proposte di legge ai sensi dell’art. 49 della Costituzione per la riforma e la regolamentazione dei partiti, al fine di introdurvi, con il loro riconoscimento giuridico, norme cogenti di democrazia e legalità. “Nelle more di una sollecita approvazione di tali norme – precisa il documento – è necessario che i partiti diano subito una chiara prova di rinnovamento e legalità”.