Le piogge dei primi giorni di aprile in Emilia-Romagna non hanno modificato lo stato di siccità che perdura da metà dello scorso anno. Una situazione che i tecnici del Servizio IdroMeteoClima dell’Arpa classificano al terzo posto nella scala di gravità dal 1951, dopo le “secche” del 2003 e del 2007. Le nevicate di febbraio, non hanno apportato miglioramenti significativi.

Il deficit d’acqua stimato in quattro quinti della regione è di 150 millimetri e il quadro varia da severamente a estremamente siccitoso, in particolare per la pianura centro – orientale. Il 4 aprile scorso il Po all’impianto idrovoro del Palantone, nel territorio di Bondeno (FE) era a 3,84 metri sul livello del mare, ai minimi storici, con una portata di circa 600 metri cubi al secondo, il 36% della sua portata in questa stagione; gli affluenti, così come tutti i corsi d’acqua più importanti, sono in regime di magra.

Di questa situazione molto critica si è discusso ampiamente in un tavolo tecnico convocato dall’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni per verificarne le ricadute sul settore agricolo e coordinare gli interventi. Le previsioni a breve-medio termine – sino a fine mese – fornite dal Servizio IdroMeteoClima dell’Arpa indicano una spiccata variabilità, con precipitazioni irregolari che apporteranno soltanto un parziale recupero della disponibilità idrica per le colture. I Consorzi di bonifica, rappresentati al tavolo dal Consorzio per il Canale emiliano romagnolo e dall’Urber, hanno già predisposte le misure dei loro piani per la siccità, che in particolare prevedono in questa fase che l’acqua disponibile venga stoccata nei canali di bonifica per innalzare il livello della falda superficiale e consentire l’irrigazione massima possibile.

“Stiamo tenendo sotto costante controllo la situazione, che al momento non ha raggiunto livelli di allarme” spiega l’assessore Rabboni. “Vanno però subito ricercati accordi con le Regioni del bacino padano, per garantire una gestione razionale delle acque dei bacini alpini e del Po, in modo tale da consentirne la disponibilità per l’agricoltura emiliano – romagnola nelle fasi acute“. “Inoltre – conclude Rabboni, – bisogna continuare a realizzare le opere previste dal piano irriguo nazionale nel quadro di un potenziamento delle infrastrutture e rafforzare il risparmio d’acqua nell’irrigazione attraverso gli strumenti predisposti dalla Regione, come Irrinet, e con l’utilizzo delle nuove tecnologie”.