Sinistra Ecologia e Libertà Circolo di Sassuolo è a fianco dei lavoratori delle imprese ceramiche, chimiche, plastica, tessili, alimentari, agricoltura, edili, legno, grafiche e della comunicazione in sciopero, per tutta la giornata, giovedì 5 aprile.
L’attacco portato alla civiltà del lavoro ed alle relazioni industriali con la manomissione dell’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, e con l’intero impianto della riforma Fornero, è grave e occorre reagire, in primo luogo, con le mobilitazioni sociali, civili e democratiche.
A Sassuolo e in provincia di Modena, grazie al radicamento di massa della CGIL e della FIOM, abbiamo già dimostrato che si può essere determinati e propositivi e nelle prossime settimane SEL continuerà a farsi sentire sul territorio di Sassuolo, come in tutto il Paese.
Ma il problema non è rappresentato soltanto dall’articolo 18 che si vuole stravolgere e dalla libertà di licenziamento che ne conseguirà, giacché siamo in presenza di provvedimenti impercettibili rispetto ad un reale contrasto della precarietà e ad una riduzione consistente degli ammortizzatori sociali, tutt’altro che resi universalistici nonostante le sbandierate intenzioni.
Le, pur apprezzabili, volontà governative di ripristinare la legge sulle dimissioni in bianco, di introdurre i congedi di paternità obbligatori, di rendere impossibili gli stages gratuiti, rischiano di essere contentini o, peggio, foglie di fico per imporre altre e più pesanti regressioni. Non c’è uno straccio, ad esempio, di politiche attive per il lavoro e l’occupazione, specialmente nei confronti dei giovani.
Su tutto una filosofia di fondo, politica altroché tecnica, che segna la continuità del Governo Monti con il Governo Berlusconi sul piano economico-sociale: quella che dice “abbiamo accontentato i mercati” (Fornero) e non una parola sui diritti delle persone che lavorano; quella che, scientemente, omette di considerare i rapporti di potere esistenti nel mercato del lavoro e sui luoghi di lavoro.
In un momento che vede la ritrovata unità sindacale sul fronte delle pensioni (con la manifestazione nazionale del 13 aprile), che registra la drammatica impennata di suicidi di lavoratori e piccoli imprenditori, che lascia emergere un autentico allarme sociale sulla sorte di 350.000 cosiddetti “esodati” e in cui si assiste al combinato disposto di una recessione sempre più grave e di nuove tasse che graveranno specialmente sulle spalle dei ceti medi e popolari, le inaccettabili diseguaglianze sociali di cui è lastricato il nostro Paese si presentano come un guasto strutturale che non può più essere eluso.
SEL chiede: un Piano straordinario per l’occupazione, per la messa in sicurezza del territorio e la cura del paesaggio; politiche industriali per la conversione ecologica dell’economia; riforma del welfare per sostenere l’autonomia delle donne e degli uomini, dei giovani e degli anziani; lotta senza quartiere all’economia sommersa e alla corruzione; reddito minimo garantito; restituzione dell’indicizzazione delle pensioni che continuano a perdere potere d’acquisto; riduzione drastica dei contratti, per dare certezze ai giovani; rendere universali, indipendentemente dal rapporto di lavoro,diritti fondamentali: maternità, malattia, infortunio; rendere universali, realmente, gli ammortizzatori sociali.
Siamo di fronte ad uno scontro tra due grandi opzioni strategiche, culturali e politiche: chi crede che le ricette neoliberali, radici della crisi economica, morale, sociale ed ecologica, possano continuare a smantellare il modello sociale europeo e a minare il diritto del lavoro; chi crede che per contrastare la dittatura dei mercati e della finanza, ci sia bisogno di una svolta che investa nelle virtù del modello sociale europeo, per renderlo capace di rispondere alle nuove domande imposte dalle migrazioni, dalle precarietà, dai modi di lavorare postfordisti, dal dissesto ambientale. Per noi, queste due visioni devono potere competere nell’agone politico attraverso le elezioni, anche in Italia.
Per questi motivi, occorre costruire una mobilitazione popolare e larga, non lasciando la CGIL isolata, insieme a chi ritiene che il lavoro non sia una merce, magari scambiabile con un indennizzo monetario.
(SEL – Circolo di Sassuolo)