Pare che l’ondata di maltempo si sia attenuata lasciando qualche polemica rispetto alla chiusura delle scuole per neve. La decisione di Sindaci e Prefetti non è mai semplice ma è bene ricordare che è orientata a garantire la sicurezza dei bambini e dei ragazzi quando i più accreditati servizi meteo locali e nazionali prevedono situazioni difficili per ghiaccio, neve o altro.
E’ innegabile però, che chiudere le scuole per evitare alcuni tipi di disagio fa sì che se ne determino altri, soprattutto a carico delle famiglie dei bambini più piccoli che frequentano nidi e scuole dell’infanzia. I genitori, dovendo recarsi al lavoro, devono ricorrere a baby sitter e, nello stesso tempo, sono chiamati a pagare la retta di frequenza.
I nidi e le scuole dell’infanzia del Comune di Modena si sono dotate di Carte dei Servizi che prevedono rimborsi per sospensioni ripetute se queste fanno scendere le giornate di apertura al di sotto delle 190 annue per i nidi e delle 185 per le scuole dell’infanzia. In questi casi sono previsti rimborsi pari al 10% della retta dell’ultimo mese di frequenza per ogni giornata in meno di servizio fruibile. Ci pare un modo equilibrato per contemperare i diritti dei cittadini e le esigenze dell’Amministrazione per la quale, in caso di chiusura del servizio, non si determina una sostanziale riduzione dei costi.
Per quanto riguarda invece gli insegnanti, gli educatori e il personale ausiliario di ruolo delle strutture scolastiche del Comune di Modena è stato loro consentito di lavorare ugualmente svolgendo attività di back office ed evitando così decurtazioni di stipendio.
Ritengo che le scuole e i nidi comunali potrebbero fare un ulteriore passo in avanti, perché è evidente che per molti genitori può risultare più difficile gestire l’improvvisa mancanza del servizio scolastico, piuttosto che accompagnare i figli a scuola. Questo passo in avanti potrebbe essere costituito dallo studio di modalità di sospensione delle attività didattiche e non di chiusura totale delle scuole, consentendo ai genitori di portare i bambini a scuola nei casi di necessità e organizzando la presenza di personale seppure in misura ridotta. Si tratta di percorsi complessi, da costruire attraverso i necessari confronti sindacali, ma a mio parere più idonei alla gestione di queste situazioni.
Anche se nevica infatti, la città è “aperta” e i genitori, se non sono anche educatori o insegnanti, lavorano. Una scuola aperta nelle situazioni di emergenza, diventerebbe una scuola in grado di riappropriarsi del proprio ruolo sociale e di assumersi il compito dell’educazione al rischio che non è, evidentemente, esposizione al pericolo ma l’esatto contrario. Sarebbe una scuola nella quale ci si organizza sapendo che non tutti arriveranno in orario, che non tutti resteranno per l’orario completo, ma molti potranno vivere una situazione complessa senza necessariamente rimetterci del denaro e comprendendo fino in fondo che non sparirà l’inverno e nemmeno la neve e che, se è giusto pretendere che le amministrazioni locali rendano percorribili le strade in caso di forti nevicate, è irrealistico pretendere che tutto funzioni come se nulla fosse successo.