Il consigliere regionale Mario Mazzotti interviene, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, sottolineando l’obiettivo dell’azione politica del PD: una caccia sostenibile con l’ambiente e l’agricoltura che consenta lo sviluppo e la tutela della biodiversità, la conservazione della specie a rischio e la gestione sociale dei territori di caccia:
La sentenza della Corte Costituzionale, in relazione alla legge n. 39/2010 della Regione Abruzzo di fatto stabilisce che, in materia di calendario venatorio, le Regioni non possono intervenire in via legislativa ma solo attraverso atti amministrativi.
Di qui la decisione della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna di ritirare la propria Legge sul calendario venatorio già all’odg della Commissione assembleare e di trasformare la Legge, sulla quale si era già acquisito il parere sostanzialmente positivo delle Associazioni venatorie e di quelle agricole, in un atto amministrativo di valenza annuale e non più triennale.
Prendiamo atto di questa decisione.
Ma non possiamo non sottolineare come l’impugnativa della legge abruzzese sia avvenuta per iniziativa dal governo Berlusconi-Bossi che esplicitamente ha teso a chiedere una pronuncia costituzionale sostenendo che, alla faccia del federalismo, le Regioni sulla materia non hanno potestà legislativa, quando già da tempo, e la nostra Regione ne è l’esempio, molte Regioni avevano scelto questa strada, sicuramente più certa e lineare.
Il ricorso alla Corte da parte del Governo Berlusconi è avvenuto proprio nel momento in cui pezzi consistenti del centro destra tentavano, fortunatamente senza riuscirvi, di privatizzare l’attività venatoria attraverso la proposta di cancellare l’art. 842 del codice civile, l’articolo che consente ai cacciatori l’accesso ai fondi agricoli, a conferma di una precisa volontà politica.
La scelta di disciplinare per legge il calendario venatorio non è mai stato per noi un escamotage, come abbiamo letto in alcune bizzarre ed inspiegabilmente esultanti prese di posizione di alcune associazioni ambientaliste di questi giorni.
Il calendario venatorio, per legge regionale, non annullava infatti la potestà, attribuita alle Province dalle leggi in materia, dall’obbligo di approvare, con atto amministrativo, i calendari venatori provinciali ed in quanto atti amministrativi soggetti alla possibilità di rinvio del loro esame al TAR.
Inoltre la scelta di disciplinare per legge il calendario venatorio per un periodo triennale (e qui l’esperienza della nostra lo conferma) ha consentito e consentirebbe di dare maggiori certezze e stabilità alla gestione del territorio e del patrimonio faunistico e maggiore robustezza al dialogo tra le componenti sociali, quella agricola, quella venatoria e quell’ambientale chiamate a confrontarsi sulla materia.
Letture diverse da queste sono sbagliate e fuori luogo. E’ strumentale e figlio di quella logica sbagliata di contrapposizione ideologica fra le componenti, la posizione di chi si ostina ad essere pregiudizialmente contrario al prelievo venatorio e alla caccia e che sa solamente utilizzare i ricorsi in tribunale come strumento di battaglia politica.
A noi del PD invece interessa il merito e ci opponiamo fermamente ad ogni posizione integralista ed estremista in materia di caccia.
Ci impegneremo a sostenere la delibera amministrativa sul calendario venatorio regionale ed i contenuti che contiene che non potranno che riprendere quelli già fissati nel progetto di legge ritirato.
Noi siamo per un atto che persegue l’obiettivo di una caccia sostenibile con l’ambiente e l’agricoltura, che consente lo sviluppo e la tutela della biodiversità, e la conservazione della specie a rischio, valorizzi la gestione sociale dei territori di caccia.
Siamo per il rigoroso rispetto delle regole e delle procedure.
E sottolineiamo come la Giunta si sia mossa con grande trasparenza e correttezza.
Lo dimostrano i fatti e le procedure seguite a cominciare dall’acquisizione dell’importante parere dell’ISPRA (parere obbligatorio ma non vincolante) sull’atto e l’accoglimento di molte delle sue indicazioni considerate positive così come il non accoglimento di altre non apparse motivate alle quali, in ogni caso, sono state contrapposte rigorose e precise valutazioni.
Lavoreremo dunque affinché la prossima stagione venatoria preveda l’apertura alla 3a domenica di settembre di tutte le specie, con l’eccezione di allodola, beccaccia e colombaccio per le quali si aprirà il 1° ottobre.
Vi siano tre giornate in pre-apertura (fisse, se deliberate in questo senso dalle Province) per merlo, tortora e corvidi; l’addestramento cani avvenga un mese prima dell’apertura della caccia, la caccia vagante possa svolgersi anche dopo il 31 dicembre, ma con tre giorni fissi alla settimana; la chiusura della stagione venatoria avvenga al 31 gennaio per tutte le specie mentre per la starna e pernice rossa si concluda al 30 novembre, per la quaglia, l’allodola e il merlo al 31 dicembre, per i turdidi, la beccaccia e la cesena al 20 gennaio, il 31 gennaio sia il termine di chiusura anche per il Germano reale.
Vogliamo che l’atto amministrativo renda più semplice, certo e meno burocratico la registrazione sul tesserino di caccia di capi abbattuti.
Vogliamo inoltre si introducano nuove misure di salvaguardia dell’attività agricola così come concordato con le associazioni a salvaguardia delle tartufaie coltivate, delle coltivazioni di biomassa, dei pannelli fotovoltaici nelle campagne e venga confermato il divieto di addestramento cani su coltivazioni in atto bagnate o dopo pioggia.
Per quanto riguarda gli ungulati pensiamo che debba il nuovo atto confermare le indicazioni del calendario vigente con l’aggiunta delle modalità previste dall’Intesa Regione-Ispra dello scorso anno per favorire il raggiungimento delle densità obiettivo nelle diverse situazioni agro-silvo-pastorali e l’eradicazione in pianura.
Chiediamo poi che venga confermata la scelta di affidare alla Regione il compito di esprimere parere di conformità ai singoli calendari provinciali e che la data di riconsegna della scheda riepilogativa “caccia in deroga” (a cura dei soli cacciatori interessati) venga unificata alla consegna del tesserino regionale di caccia (31 marzo).
Le proposte indicate ci paiono equilibrate e in grado di offrire una prospettiva unitaria a tutte le componenti per una buona gestione faunistica rispettosa dell’agricoltura, della conservazione della biodiversità animale ed ambientale del territorio.