In campo a fianco delle donne, sia quelle che hanno deciso di mettersi in gioco nelle prossime elezioni amministrative, sia quelle che, complice la crisi, sono costrette a firmare il proprio licenziamento mascherandolo da dimissioni volontarie: ecco l’impegno più immediato della Conferenza delle donne del Pd.

“Un impegno concreto a sostegno di tutte le donne che correranno nelle liste del Pd alle prossime elezioni amministrative di primavera e una battaglia di civiltà, quella già intrapresa dal consiglio provinciale e dal consiglio comunale di Modena contro il fenomeno dei licenziamenti mascherati da dimissioni volontarie”: nelle parole della coordinatrice Caterina Liotti ecco alcune delle decisioni prese nel corso della riunione dell’esecutivo della Conferenza delle donne del Pd della provincia di Modena, tenutosi nella serata di ieri. In queste settimane, com’è noto, si stanno approntando le liste nei Comuni che il 6 maggio prossimo saranno chiamati al voto: il Pd provinciale, tra l’altro, su questo fronte, ha assunto l’impegno di una presenza paritaria di uomini e donne. “La Conferenza delle donne, fin da ora, si schiera a fianco delle donne che scenderanno nell’agone elettorale. – spiega la Liotti – Verranno organizzati, infatti, specifici incontri sul territorio pensati per valorizzare quelle che sono le competenze che queste donne metteranno a disposizione delle rispettive comunità”. Inoltre, la Conferenza sta già impegnandosi affinché in occasione della riforma del mercato del lavoro si metta fine a quella stortura legislativa re-introdotta dal governo Berlusconi che, benché innocua all’apparenza, ha consentito la ripresa vigorosa di un fenomeno massiccio che danneggia in maggioranza le donne, quello della firma delle dimissioni in bianco. “Si è calcolato – spiega Caterina Liotti – che questa pratica interessi all’incirca 2 milioni di lavoratori e lavoratrici italiani, il 60% dei quali è rappresentato da donne in età fertile. In caso di controversia, l’esito è quasi sempre sfavorevole al lavoratore visto che la firma autografa ha un valore legale intrinseco”. Ma quella firma viene fatta apporre da datori di lavoro senza scrupoli al momento della assunzione: verrà usata nel caso in cui la lavoratrice rimanga incinta, oppure sia malata o ancora in caso di infortuni. La pratica aveva avuto uno stop con il governo Prodi grazie all’introduzione di moduli numerati, il governo Berlusconi l’aveva prontamente cancellata. “Le Commissioni lavoro del Senato e della Camera hanno cominciato ad esaminare proposte di legge finalizzate al contrasto del fenomeno, la stessa ministra Fornero ha detto di volervi porre rimedio – conclude la Liotti – ecco perché dalla Conferenza delle donne arriva l’invito a tutti i consiglio comunali ad approvare ordini del giorno che ribadiscano come le “dimissioni in bianco” siano una pratica da abolire subito. Nei prossimi giorni, inoltre, promuoveremo azioni di sensibilizzazione delle associazioni sindacali e datoriali affinché, anche nelle nostre zone, cresca la consapevolezza che una battaglia contro questo fenomeno è fondamentale per uscire dalla crisi economica e sociale del Paese”.