Don Arrigo Beccari e il dottor Giuseppe Moreali che misero in salvo 73 ragazzi ebrei ospiti di Villa Emma; Odoardo Focherini e don Dante Sala che organizzarono una rete clandestina per portare oltre confine decine di ebrei; Sisto Gianaroli e la moglie Albertina che nascosero in casa la famiglia Ottolenghi, ebrea ferrarese; Antonio Lorenzini che, come ufficiale dell’anagrafe, falsificò documenti per evitare la deportazione a giovani militari; don Benedetto Richeldi che fece fuggire in Svizzera dodici ebrei. Sono gli otto “Giusti” modenesi ai quali sono state dedicate le cerimonie del Giorno della memoria della Shoah che si sono svolte in otto istituti superiori della provincia di Modena alla presenza del Presidente della Provincia e degli assessori provinciali, delle autorità civili, dei rappresentanti della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia.

A ciascuno dei modenesi che misero a rischio la propria vita per salvare anche un solo ebreo perseguitato, nell’ambito del progetto ““Giusti fra le nazioni” promosso dalla Provincia di Modena, è stato dedicato un ulivo piantato il 27 gennaio dello scorso anno nel giardino di otto scuole modenesi e affidato alle cure degli studenti di una classe prima. Quest’anno, con una cerimonia simbolica, la pianta è stata “consegnata” a una nuova classe. Dal Selmi di Modena, dove è intervenuta alla cerimonia dedicata a Giuseppe Moreali, con l’assessore all’Istruzione del Comune di Modena Adriana Querzè e il rabbino capo della Comunità ebraica Beniamino Goldstein, Elena Malaguti, assessore provinciale all’Istruzione, ha spiegato che «la pianta d’ulivo viene affidata alle prime classi perché mantengano viva e trasmettano la memoria dei modenesi ai quali è stato dedicato. Nella tradizione ebraica infatti – prosegue l’assessore – questa pratica, ripresa nel Giardino dei Giusti dello Yad Vashem di Gerusalemme, indica il desiderio di ricordo eterno di una persona cara».

E il presidente della Provincia Emilio Sabattini, presente all’avvio delle cerimonie del Giorno della memoria all’istituto Spallanzani di Castelfranco, sottolinea che «nella tragedia della Shoah, questi eroi e tutti gli altri modenesi di cui non conosciamo la storia che li hanno aiutati, hanno avuto il coraggio di scegliere il bene e di agire di conseguenza. Se è necessario trasmettere la memoria del male, affinché quell’orrore non si ripeta, a maggior ragione è fondamentale che rimanga la memoria del bene».