Gli enti locali, Province e Comuni di Modena e Reggio Emilia, potrebbero non essere più rappresentati nel consiglio di amministrazione dell’università dove, fino a oggi, avevano ciascuno il proprio esponente. La modifica è contenuta nella bozza di adeguamento dello statuto dell’università alla legge di riforma voluta dal ministro Gelmini approvata dal consiglio di amministrazione venerdì 8 luglio che dovrà essere votata entro il mese di luglio anche dal Senato accademico. «Uno statuto che torna indietro rispetto a quello oggi in vigore – commenta Elena Malaguti, assessore provinciale all’Istruzione – e che fa sì che l’università si chiuda al territorio, ripiegandosi su se stessa e ponendosi in una condizione di autoreferenzialità».
La proposta degli enti locali, come spiega ancora l’assessore Malaguti insieme all’assessore all’Istruzione del Comune di Modena Adriana Querzé, «largamente condivisa con la componente studentesca e con quella dei ricercatori», era quella di mantenere almeno un rappresentante degli enti stessi tra i tre componenti esterni del Cda previsti dalla bozza del nuovo statuto. «Una proposta che è stata bocciata – afferma Malaguti – per un rifiuto aprioristico dell’influenza della politica cancellando le voci delle amministrazioni del territorio». «Nonostante l’università abbia fatto questa scelta – aggiunge l’assessore Querzè – gli enti locali apriranno da settembre una serie di luoghi di confronto, che coinvolgeranno anche gli studenti, sulla relazione tra università e territorio, sia rispetto al mondo produttivo, sia rispetto all’amministrazione pubblica. Questa decisione è, a nostro avviso, un passo indietro, ma noi andiamo avanti».
Un secondo emendamento, anch’esso respinto, puntava a garantire la rappresentanza di entrambe le sedi universitarie, Modena e Reggio Emilia, all’interno della componente elettiva del Senato accademico.