Martedì scorso l’atto di indirizzo del Piano delle attività estrattive (PAE) nelle cave del territorio modenese è stato valutato in Commissione SETA e nel corso di una riunione della Consulta dell’Ambiente. L’atto sarà presentato in Consiglio Comunale l’11 luglio prossimo. Si tratta di un documento di programmazione, valido fino al 2019, in cui si delineano le principali linee di attività rispetto alle indicazione del Piano provinciale approvato nel 2009. Le novità del documento in valutazione sono principalmente tre: una riduzione delle quantità estraibili nel Polo 5 “Via Pederzona”, il più importante del territorio, che passeranno dai previsti 2milioni e 900mila euro di metri cubi di materiale a 2milioni entro il 2014; un maggiore rigore nel ripristino ambientale successivo all’estrazione con relativo monitoraggio e la presenza di oneri aggiuntivi comunali per le imprese che saranno reinvestiti in opere di miglioramento ambientale. Le attività estrattive, infatti, sono soggette ad un contributo regionale di 0,57 euro al metro cubo per qualsiasi tipo di materiale estratto di cui il 75% è versato al Comune di Modena a sostegno dell’attività amministrativa. Con il nuovo atto di indirizzo a questo si aggiungerà un onere aggiuntivo di 1,03 euro/mc per l’estrazione di ghiaia e sabbia, i materiali più pregiati, concordato con il Comune di Formigine e, dopo lunghe trattative, con le associazioni di categoria. Entrambi i contributi sono da destinarsi a opere di miglioramento ambientale nelle aree interessate dalle cave.

“I contributi così sommati fino al 2014 ammonterebbero a circa 3milioni euro – commenta Simona Arletti, assessore all’Ambiente del Comune di Modena – Purtroppo, si tratta di introiti soggetti al Patto di Stabilità che non potranno essere investiti subito e interamente”.

L’atto di indirizzo del PAE regolamenterà le estrazioni fino al 2019 per un totale di 7 milioni e 800mila metri cubi di materiale vario di cui 5milioni e 200mila saranno estratti nel solo Polo 5 “Via Pederzona”. Le altre aree significative di estrazione e sottoposte a monitoraggio continuo sono il Polo 7 “Cassa Panaro” e l’Ambito 27 “Cittanova”, utilizzato anche per il monitoraggio delle acque sotterranee.

“Gli accordi per l’attuazione del PAE possono essere approvati, secondo la legge regionale, con una delibera di Giunta – prosegue Arletti – abbiamo però, preferito allungare il procedimento e sottoporlo ai consiglieri e alla Consulta perché potessero valutarlo soprattutto per quanto riguarda il taglio ambientale e di tutela del paesaggio che intendiamo dare all’azione. Il Piano provinciale delle Attività Estrattive regola il fabbisogno di materiali proveniente dalle aziende attive sul territorio, con questo nuovo atto di indirizzo tentiamo di coniugare le necessità delle imprese e la domanda proveniente dal territorio con quelle, imprescindibili, del rispetto dell’ambiente”.