“Aspettare un paio di mesi non si poteva, e oggi scopriamo perché: il TAR del Lazio ha detto la richiesta di valutazione di alcuni edifici nell’area considerati storici da Italia Nostra, non era infondata. E ha dato 90 giorni all’amministrazione dei Beni Culturali per dar seguito al ricorso. Dopo il danno la beffa, dato che tali edifici sono ormai un cumulo di macerie”. Così l’Avv. Luca Ghelfi, Consigliere Provinciale – PDL.

“Per chi ogni giorno parla di legalità, rispetto della magistratura, e delle sentenze, davvero una gran brutta figura: non oso immaginare a parti invertite cosa sarebbe accaduto. Invece ecco che non aver atteso un pronunciamento di questa importanza anticipandolo di qualche settimana è qualcosa di normale per la Giunta modenese abituata a fare il bello e il cattivo tempo in ogni circostanza – continua Ghelfi -.

Quegli edifici andavano sottoposti ad una verifica per valutarne il valore dal punto di vista storico e culturale: e due mesi non avrebbero cambiato molto. Il nostro territorio da sempre governato dalla sinistra aspetta da decenni infrastrutture come la Bretella, il rifacimento del casello di Modena nord, la Cispadana secondo un tracciato sensato, nonché lo stesso recupero dell’Ex AMCM, ed ecco che due mesi in più sarebbero stati troppi? Suvvia, si è voluto fare tutto ad agosto per ridurre al minimo le polemiche e le manifestazioni, e mettere città e Tar di fronte al fatto compiuto” – conclude il Consigliere Provinciale PDL.

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In merito alla sentenza del Tar sugli edifici dell´area ex Amcm già demoliti dall’Amministrazione, il capogruppo provinciale del Popolo della Libertà, Dante Mazzi, ha dichiarato:

“Dopo quindici anni di colpevole ritardo l’Amministrazione comunale non ha voluto aspettare nemmeno quindici giorni per conoscere una sentenza del Tar, che pesava come un macigno sull’area ex Amcm. Dando il via alle ruspe, la Giunta ha concluso con un atto irrispettoso verso le istituzioni e i cittadini il già scandaloso e fallimentare percorso politico e amministrativo riguardante il progetto di riqualificazione dell’area ex Amcm.

Chi predica trasparenza e rispetto della legalità ancora una volta è stato il primo a farsene beffa. Ora non vorremmo che agli edifici, colpevolmente abbandonati al degrado per incapacità realizzativa e programmatoria dell’Amministrazione, si sostituisse un deserto dei tartari o peggio una cementificazione selvaggia, utile a creare facili entrate per le esauste casse comunali. Riqualificazione non significa demolizione o immobiliarismo. Quell’area non può aspettare altri 15 anni per essere messa ancora al servizio della città nel rispetto dei principi di vivibilità e sostenibilità”.