Prosegue con numerosi appuntamenti il calendario del festival UN PO, quest’anno alla sua quarta edizione, che coinvolge i cinque Comuni rivieraschi di Boretto, Brescello, Gualtieri, Guastalla e Luzzara con eventi e spettacoli dedicati al grande Fiume che viene letto dai diversi protagonisti della rassegna con occhi sempre diversi attraverso i multisciplinari linguaggi del teatro, della danza, dello spettacolo, della musica, della letteratura, dell’arte.

Il festival è organizzato dalla Biennale del Paesaggio con la collaborazione della Regione Emilia Romagna e dei Comuni che ospitano gli eventi.

La prima domenica di ottobre propone ben 4 appuntamenti divisi tra il pomeriggio e la sera. Si parte alle ore 16 presso l’Oratorio Bacchi Mellini di Lentigione (Brescello) dove verrà presentato il libro per ragazzi “L’oca in dal bronson” di Laura Zilocchi, edizioni Diabasis: “…quando i ritmi della vita erano scanditi dalle stagioni, quando i cibi non erano colo nutrimento per il corpo ma sostegno per l’anima…”. L’evento è gratuito.

Alle ore 17.30 seguirà sempre presso l’Oratorio Bacchi Mellini il concerto “Osteria del Fojonco” da un’idea di Andrea Bonacini con i Violini di Santa Vittoria e con Riccardo Tesi e Claudio Carboni. L’evento è gratuito. Dice Pupi Avati di questo progetto musicale: “L’Osteria del Fojonco è una pregevolissima antologia di balli popolari nobilitata da un gruppo affiatato di estrosi musicisti, sotto il segno della tradizione e l’egida di Arnaldo Bagnoli e dei suoi spartiti. Si ha la sensazione che nell’essere musicisti e musicanti i Violini di Santa Vittoria, nel non avvertire affatto il peso di un conflitto fra musica classica e musica popolare, assurgano ad un alto grado di invidiabile coerenza e ad una cifra stilistica non comune”.

Questo lavoro riporta in vita, infatti, con raffinatezza e slancio, un mondo estinto tra polche e mazurche preindustriali, l’ombra di Giuseppe Verdi, le feste laiche dei paesi, i richiami peccaminosi del tango e dell’antico socialismo contadino. Una terra mitica e lontanissima, non meno del Sahara, di cui si trova qui una piccola oasi in mezzo alla desertificazione della musica. Un lavoro interessante in cui al liscio si mescola qualcosa che oggi viene considerato colto, ma che a cavallo tra Ottocento e Novecento era più che mai patrimonio del popolo. Il lavoro fatto da questi artisti è stato, appunto, quello di mantenere saldi i legami con questo passato e in particolare con la famiglia Bagnoli, punto di riferimento storico musicale di tutto il progetto, provando al contempo ad esplorare sonorità nuove grazie anche al prezioso intervento di Riccardo Tesi e Claudio Carboni che impongono, infatti, a questo progetto uno sguardo nuovo: le loro carriere hanno questo significato: guardare alla musica di tradizione senza dogmi con l’attenzione di chi, comunque, è un musicista vivente nell’oggi e dall’oggi costruisce la propria vita artistica. Questa esperienza artistica non ha, quindi, né una vocazione antiquaria, né tanto meno una folkloristica: questa è musica che vuole vivere nel suo tempo e ha l’ambizione di voler aprire un percorso nuovo al genere liscio ’salvandolo’ dall’oblio a cui oggi è destinato. Osteria del Fojonco ha debuttato il 4 ottobre 2007 al Teatro Comunale di Bagnolo in Piano, si è poi esibito in diversi palcoscenici lungo tutta la penisola: il festival Paleariza a Bova Superiore (RC), la stagione concertistica del Teatro di Carpi, il Festival l’Altro Suono a cura del Teatro Comunale di Modena, la rassegna Suoni di Terra a Sant’Agata de’ Goti (BN), il Festival Acque e Terre in provincia di Brescia, la Rassegna L’Opera galleggiante a cura del Teatro Comunale di Casalmaggiore.

Alle ore 18 presso la bella cornice scenografica del Palazzo Ducale di Guastalla si terrà “Musiche di Vivaldi”, concerto con Antonella Coppola (mezzosoprano) e Andrea Chezzi (clavicembalo) a cura dell’Associazione Serassi nell’ambito della rassegna “Musica intorno al fiume”. L’ingresso al concerto è gratuito. L’Associazione culturale Giuseppe Serassi è dedicata alla più importante dinastia di organari lombardi che ha lavorato in Italia per circa due secoli nell’area limitrofa al fiume Po, territorio in cui si trovano gli unici tre strumenti costruiti dai Serassi della Provincia reggiana: il più antico e meraviglioso organo Giuseppe Serassi 1794 del Duomo di Guastalla, il Giacomo Serassi 1867 della Basilica di Pieve di Guastalla e il Giacomo Serassi 1863 della parrocchiale di Lentigione di Brescello, patrimonio organario di indiscutibile qualità da valorizzare e salvaguardare. L’Associazione, intraprendendo da tempo un ampio progetto culturale, strutturato ed organico, prosegue la propria attività di promozione e valorizzazione della cultura musicale, riservando un occhio di riguardo per la musica organistica. La Rassegna musicale “Musica intorno al fiume”, pensata come un fluente e variegato itinerario musicale, è presente anche quest’anno nei territori limitrofi al fiume Po nelle quattro provincie di Reggio Emilia, Parma, Mantova e Cremona con ben 52 concerti.

Ultimo appuntamento della lunga giornata di domenica 3 ottobre quello alle ore 21 al Teatro del Fiume di Boretto con “UnPo di Blues. Musiche e immagini sul Grande Fiume” con Oscar Abelli, Paul Boss, Oracle King, Martin Iotti e Giuseppe Zironi, i più grandi bluesman della Bassa insieme in una serata di suoni, emozioni e citazioni cinematografiche a cura del Reggio Film Festival. Evento gratuito.

Oracle King , chitarrista e cantante, dotato di grande feeling e carica on stage, si ispira alle radici del blues afro-americano, riuscendo ad inserire nella musica un proprio linguaggio che lo distingue nel suo stile originale e coinvolgente. King vanta numerose tournee, negli States, da Chicago fino al Mississippi dove ha conosciuto e suonato in jam-session con Ansley Dunbar, Big Jack Johnson, la band di Otis Rush, il texano Jimmie Gaetano.

Oscar Abelli, batterista fantasioso e creativo, con più di vent’anni di carriera ad alto livello, ha accompagnato artisti di fama internazionale come Massimo Urbani, Larry Nocella, Tolo Marton, Keith Ferguson, Dick Heckstall-Smith, solo per citarne alcuni. Ha suonato in tour in vari Paesi europei e negli USA, e ha partecipato come turnista a svariate sessioni in studio.

Giuseppe Zironi, disegnatore, sceneggiatore, regista, è anche un ottimo performer con l’armonica.

La serata sarà arricchita da immagini a cura del Reggio Film Festival, con citazioni dai grandi registi che hanno ricevuto ispirazione dal Grande Fiume: Michelangelo Antonioni, Bernardo Bertolucci, Carlo Lizzani, Salvatore Nocita, Pupi Avati, Ermanno Olmi.

Il rapporto tra il fiume Po e il blues è tale da avere stimolato trasmissioni televisive su canali nazionali, e un celebre reportage fotografico sul National Geographic. Durante la serata sarà trasmessa una breve intervista ad Alessandro Gandolfi, il fotografo che ha seguito i bluesmen per un mese per realizzare il servizio.

Quindi una serata da non perdere, all’insegna del Grande Fiume, del cinema e di tanta buona musica.

In un divertente articolo on line dal titolo “Dove il Po sfocia nel Mississipi. La vera patria del blues in Italia? Nella bassa padana tra cappelletti e lambrusco” si legge: “… da tempo non lo chiamano più Paolo Brunazzi. È diventato “Oracolo” alle elementari quando le sue parole erano poche ma profetiche, e oggi che vive in un ranch a Cadelbosco di Sopra è per tutti “Oracle King”. Ai concerti non arriva più col cavallo, qualcuno s’è lamentato per l’odore; ora si presenta con una Giulia Spider del ’64, capote rotta da anni «e quando piove entra l’acqua, sì, ma tanto ho il cappello». Il re ha 48 anni, dai genitori ha ereditato un mulino e oggi a tempo perso commercia mangimi. Perché la sua vita è un’altra, scorre lungo le strade blu della Bassa, in quella “fettaccia” d’Emilia guareschiana dove un “profumo sotto forma di musica”, ha scritto Luciano Ligabue, che vive a Correggio, “si è piazzato addosso a certi locali e a certi personaggi”. Oracolo, come direbbe il mitico bluesman Charles Brown, “s’è beccato un virus che si chiama blues”. Una febbre che da queste parti ha fatto strage, offrendo a molti una vera ragione di vita: “Sbattendosene di mode, di tendenze, di rincorse al successo”, continua Ligabue nel libro Fuori e dentro il borgo, “hanno abbracciato una filosofia, uno stile, un linguaggio, un suono dell’anima”. In una parola, hanno sposato il blues. Il fenomeno è reale, altroché. Fra Parma e Modena, in quella fascia un tempo paludosa e piena di briganti fra la via Emilia e il Po, vive la più folta comunità di bluesmen italiani. È una terra piatta e umida che sa di culatello, dove il bene e il male si confondono come negli scritti di Zavattini o nella mente di Ligabue (il pittore), che fra i pioppeti di Gualtieri vedeva tigri e foreste tropicali. Marco Ballestracci nel suo Bluespadano sostiene che Giovannino Guareschi sta al Po come Mark Twain sta al Mississippi, e che qui il blues segue il tragitto della Parma-Suzzara via Casalmaggiore, la mitica linea ferroviaria di Don Camillo. In questa landa nebbiosa vive gente che si è data nomi strani e ha imbracciato la chitarra acustica con lo stesso fervore dei missionari spagnoli, guardando avanti senza badare ai giudizi e alle ironie. Per Fabio Treves, che ha fatto la storia del blues italiano, «musicalmente ciò che arriva dalla Bassa reggiana sa di buono, di antico, di genuino e naïf». Così viene d’istinto paragonare il Po al Mississippi, pensare Brescello e Correggio come Memphis padane con le stesse golene e le onde di piena, e i concerti sulle chiatte che emanano la magia dei juke joints, le bettole blues della Louisiana.

Tutte le informazioni sono sul sito della Biennale del Paesaggio: www.biennaledelpaesaggio.it