“Modena deve essere orgogliosa della convivenza che è riuscita a costruire. Per vincere la paura bisogna mettere in mostra le buone pratiche, i risultati positivi della convivenza. Perché c’è un’Italia della convivenza, come in questa città, che non viene raccontata dai telegiornali. Ed è da lì che bisogna ripartire”.
E’ stato questo uno dei passaggi più significativi dell’intervento dell’on. Livia Turco al dibattito sull’immigrazione che si è svolto ieri sera alla Festa del Pd di Modena. Con lei, sul palco del Palaconad, Teresa Marzocchi, assessore regionale alle politiche sociali; Francesco Falcone, segretario provinciale Cisl; Luciano Vecchi, consigliere regionale del Pd; Riccardo Staglianò, giornalista del quotidiano La Repubblica.
“Se vogliamo fare l’interesse del nostro Paese e dare un futuro ai nostri figli – ha detto la parlamentare Pd – non possiamo fare a meno degli immigrati. Da qui a 15 anni avremo una riduzione di popolazione giovane eattiva assolutamente consistente. Una riduzione di giovani e di forza lavoro giovane che inciderà sulla crescita e sulla capacità competitivadel nostro Paese. Perché anche in tempi di crisi come questo ci sono lavori che gli italiani non vogliono fare più. Dobbiamo avere il coraggio di guardarci allo specchio – ha proseguito Livia Turco – e chiederci perché non facciamo più figli e perché certi lavori non li vogliamo più fare. Allora bisogna aiutare le famiglie, fare in modo che avere un figlio in questo paese non diventi un lusso. Ma al tempo stesso bisogna ancherivalutare il lavoro operaio e il lavoro manuale, dargli una dignità sociale, come diceva Gorrieri”.
Livia Turco ha anche ricordato che oggi in Italia vivono e lavorano 5milioni di immigrati, per metà donne. “Sono lavoratori e lavoratrici chepagano le tasse, in gran parte giovani, che ci aiutano a pagare le pensioni dei nostri vecchi e ci costano meno, in termini di servizi, diquanto loro versano nelle casse dello Stato. E ci sono tanti giovani natie cresciuti in Italia che si sentono italiani ma che rischiano di essereespulsi a 18 anni perché diventano clandestini per legge”.
Livia Turco ha quindi concluso il suo intervento con un appello: “Dobbiamo fare la fatica di capire e imparare culture diverse dalla nostra. Se noi cittadini non verremo educati a vivere nel mondo globalizzato, se non saremo attrezzati a vivere nel terzo millennio non potremo affrontare il futuro e l’Italia diventerà un paese marginale”.