Si sono riuniti oggi a Parma i Prefetti della Regione Emilia Romagna, nel quadro degli incontri periodici dedicati all’esame e all’approfondimento di tematiche di particolare attualita’ e interesse. Nel corso della riunione, presieduta dal Prefetto di Bologna Angelo Tranfaglia, si e’ discusso delle piu’ idonee iniziative da adottare per l’attuazione, in ambito regionale, della recente direttiva del Ministro Maroni per il contrasto all’infiltrazione mafiosa negli appalti pubblici, individuando modalita’ di azione il piu’ possibile omogenee.
Il settore degli appalti e’ da tempo all’attenzione del Ministero dell’Interno per le forti esposizioni al pericolo di condizionamenti da parte della criminalita’ organizzata. Cio’ ha portato, negli anni, a rendere sempre piu’ stringenti ed estesi i controlli antimafia, soprattutto per opere pubbliche di particolare ampiezza: dalle “Linee guida sulle Grandi Opere” del giugno 2005, alla normativa sulla ricostruzione post-sisma in Abruzzo, a quella sulla realizzazione delle opere per l’Expo a Milano 2015 a quella, da ultimo, sull’urgente costruzione di istituti penitenziari.
Le principali novita’ introdotte dalla direttiva Maroni sono due: l’estensione dei controlli e delle informazioni ad attivita’ che ne erano finora escluse, e la realizzazione di uno screening antimafia preventivo su tutte le aziende che astrattamente potrebbero essere interessate alla partecipazione a gare pubbliche. La necessita’ di una maggiore vigilanza si pone in particolare con riferimento a quei filoni di attivita’ imprenditoriali “a valle” della fase di aggiudicazione degli appalti che si sono rivelate piu’ permeabili al pericolo di condizionamento mafioso: le attivita’ estrattive, il ciclo del calcestruzzo e degli inerti, i cottimi e i noli a caldo e a freddo, il trasporto terra, lo smaltimento in discarica dei residui di lavorazione e dei rifiuti, i servizi di guardiania.
I prefetti della regione hanno quindi convenuto su linee guida omogenee da seguire per attuare le misure previste nella direttiva, sia sensibilizzando le stazioni appaltanti al puntuale rispetto degli adempimenti cui esse sono tenute (comunicazione dei bandi di gara), sia promuovendo – come indicato dal Ministro – lo strumento di protocolli di legalita’ con amministrazioni pubbliche, enti pubblici e concessionari di opere pubbliche.
Tali protocolli, che saranno sottoposti all’attenzione delle diverse stazioni appaltanti ai fini della sottoscrizione, impegneranno le stesse ad estendere la richiesta delle verifiche antimafia a tutti i contratti per cui esse non sono gia’ previste dalla normativa (i cosiddetti contratti “sottosoglia”, ossia di importo inferiore alla soglia comunitaria), nonche’ a tutte quelle attivita’ che, pur rientrando nell’ambito di contratti, sono affidate ad altre imprese in forme diverse da quelle del subappalto e assimilati, e finiscono cosi’ per essere di fatto esenti da ogni controllo. In tal modo gli effetti ostativi sulle attivita’ imprenditoriali soggette a rischio mafioso si produrranno in ogni caso, anche per le opere pubbliche “sottosoglia” che non comportano alcun obbligo di preventiva comunicazione da parte della stazione appaltante.