Una terapia d’urto per fronteggiare la crisi economica e i suoi pesanti effetti sull’occupazione. Una riforma fiscale che attraverso interventi immediati alleggerisca il carico su lavoratori dipendenti e pensionati. Un urgente cambio di marcia nelle politiche sull’immigrazione. Sono queste le rivendicazioni al centro dello sciopero generale della Cgil venerdì 12 marzo con manifestazioni nelle principali piazze d’Italia e anche a Modena.
Uno sciopero generale nazionale di 4 ore perché il Governo continua a negare la crisi e promette che “nessuno verrà lasciato indietro”, ma intanto non adotta le misure necessarie per la difesa dell’occupazione e del reddito, non interviene per il rilancio della nostra economia, espelle i precari, i lavoratori degli appalti, i somministrati della scuola e della pubblica amministrazione e taglia risorse nella spesa per il welfare
Le 4 ore di sciopero si estendono a 8 ore, quindi all’intera giornata di lavoro, per tutto il pubblico impiego, per i lavoratori dell’edilizia, del settore agroindustria, del personale della scuola e degli istituti musicali (Afam) (confermate invece 4 ore per l’Università), bancari e assicurativi, lavoratori dei servizi-commercio-turismo-vigilanza-pulizie (confermate invece 4 ore per farmacie e distribuzione del farmaco), telecomunicazioni, call center e Poste.
Lo sciopero a Modena prevede la manifestazione con corteo per le vie del centro storico e comizio conclusivo in piazza Grande. Alle ore 9 concentramento in piazzale Sant’Agostino, corteo e arrivo in piazza Grande dove alle ore 10.30 prenderà la parola dal palco il segretario della Cgil di Modena Donato Pivanti.
La prima richiesta della Cgil al Governo, a Confindustria e a tutte le imprese è fermare i licenziamenti. E’ necessario raddoppiare la durata dell’indennità di disoccupazione e della Cig, innalzare i massimali della Cig, sostenere il reddito dei collaboratori e dei “precari” e prevedere per loro, come per tutti i lavoratori oggi esclusi, l’accesso agli ammortizzatori sociali, che devono essere rafforzati per affrontare la crisi. Inoltre occorre garantire la prosecuzione degli ammortizzatori sociali in deroga attraverso un maggiore intervento dello Stato per garantirne la copertura finanziaria.
E’ necessario affrontare le vertenze impedendo in primo luogo la chiusura delle aziende, definire strumenti di politica industriale, avviare subito un piano per la ricerca e un piano per il Mezzogiorno.
E’ necessario ridurre le tasse per i lavoratori dipendenti e pensionati, che oggi stanno pagando più di tutti il prezzo della crisi, attraverso l’abbassamento della prima aliquota Irpef al 20% e l’innalzamento delle detrazioni fiscali.
Le risorse necessarie potranno essere trovate mediante una serrata e costante lotta all’evasione ed elusione fiscale, nonché tassare i grandi patrimoni, le rendite finanziarie e lo stock option come nel resto d’Europa (con un’aliquota unificata al 20%).
Una prima risposta immediata deve venire dalla restituzione di 500 euro per il 2010 di quanto già i lavoratori e i pensionati hanno pagato in più.
E’ necessario costruire un futuro per il Paese attraverso politiche di accoglienza e lotta alle nuove schiavitù, valorizzando il contributo dei lavoratori migranti ed è per questo che diviene fondamentale la regolarizzazione dei migranti che lavorano.
La Cgil ribadisce profonda contrarietà alla legge Bossi-Fini, e ne chiede da subito la sospensione della stessa per i migranti in cerca di rioccupazione. Chiede l’abolizione del reato di clandestinità, il riconoscimento della cittadinanza alla nascita nel nostro Paese, l’estensione dell’art.18 del Testo Unico sull’immigrazione equiparando il reato di caporalato a quello della tratta sugli esseri umani.