Una centrale nucleare nella mia regione, sì o no? Questo il quesito che Legambiente rivolge a tutti i canditati alle prossime elezioni regionali, sollecitando una risposta immediata, in modo da garantire un confronto trasparente e democratico sul rilancio del nucleare in Italia.

“Un tema così pesante per il futuro del Paese e della Regione da non potere essere escluso dal dibattito elettorale – sottolinea Lorenzo Frattini, Presidente di Legambiente Emilia-Romagna – I cittadini della regione devono avere indicazioni certe, in modo da poter mettere la questione atomica tra le loro valutazioni di voto. Soprattutto se, come sembra, una delle zone più probabili per la localizzazione di una nuova centrale nucleare è Caorso, già protagonista della parentesi nucleare nella nostra Regione”.

Le Regioni hanno un ruolo essenziale nella definizione delle politiche energetiche del nostro Paese. Tant’è che undici di loro (Lazio, Marche, Umbria, Basilicata, Puglia, Calabria, Toscana, Liguria, Emilia Romagna e Piemonte, Campania) hanno avanzato ricorso alla Corte Costituzionale nei confronti della norma varata dal governo che (caso unico nei paesi occidentali) prevede la possibilità di avviare la costruzione di una centrale nucleare o di un impianto di trattamento di scorie anche in presenza di un parere contrario delle istituzioni locali e delle regioni interessate, militarizzando inoltre i siti scelti.

“La Regione Emilia-Romagna – ha aggiunto Frattini- ha da tempo dichiarato il territorio della nostra regione non disponibile per l’installazione di nuove centrali nucleari e non possiamo che valutare positivamente questa decisione. Per indicare chiaramente quale sia la strada alternativa della Regione occorre che nei programmi elettorali ci sia lo spazio per un forte piano di risparmio energetico e di diffusione delle rinnovabili: è questo il futuro per i cittadini emiliano romagnoli non certo il ritorno ad una tecnologia insicura e costosa come il nucleare”.