Proseguono fino a domenica 25 ottobre gli appuntamenti del festival UN PO organizzato dalla Biennale del Paesaggio della Provincia di Reggio Emilia in collaborazione con i Comuni di Boretto, Gualtieri e Guastalla. Tanti ancora gli ospiti in calendario che giovedì 22, venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 ottobre daranno il loro prezioso contributo a questa rassegna, giunta quest’anno alla sua terza edizione, che vuole valorizzare l’atmosfera coinvolgente e ricca di fascino che appartiene profondamente al territorio della bassa reggiana attraverso momenti culturali e artistici.
Giovedì 22 ottobre la Sala dei Falegnami di Gualtieri all’interno di Palazzo Bentivoglio ospiterà alle ore 21 un concerto della cantautrice Sara Loreni che vestirà i panni di Giovanna Daffini, una delle figure di primissimo piano del movimento di riscoperta del canto popolare e proletario degli anni ’60. Nata a Villa Saviola (Mantova) nel 1913 e vissuta a Gualtieri (Reggio Emilia), dove morì nel 1969, la Daffini cominciò da giovanissima a suonare come ambulante, lavorando durante la stagione della monda come risaiola nel Novarese-Vercellese. Durante il lavoro nelle risaie imparò le sue canzoni più celebri: Amore mio non piangere, L’amarezza delle mondine, Sciur padrun da li beli braghi bianchi, La lega. In seguito, dopo aver partecipato alla Resistenza, arricchì il repertorio con canzoni di battaglia e di lotta sociale. Sposatasi con Vittorio Carpi, che suonava il violino in orchestre lirico-sinfoniche, continuò con lui a suonare e cantare nel corso di feste, matrimoni e fiere. Gianni Bosio e Roberto Leydi la scoprirono nel corso delle loro ricerche sul campo nel 1962, e passò dal ruolo di informatrice a quello di cantante professionista al fianco del Nuovo Canzoniere Italiano, partecipando agli spettacoli di Bella ciao, Ci ragiono e canto e al secondo Folk festival di Torino, senza che il suo stile canoro perdesse le tipiche asperità popolari che qualcuno ha voluto definire “eversive” perché dentro il loro timbro aspro e corrosivo portavano quell’aggressività antagonista che sembrava una esplicita metafora della lotta di classe. Ne è un esempio lampante la sua versione di Marina, tipico hit dei primi anni ’60, trasformato in una ruvida e aggressiva ballata di tutt’altro tenore stilistico. Non a caso è stata la più imitata fra le protagoniste del folk revival — da Giovanna Marini a esempio — e curiosamente ammirata dalla generazione del rock più antagonista, che a metà degli anni Novanta ne ha riscoperto la figura come una “madre punk” ante litteram. Notissima per le proprie re-interpretazioni di canti propri della tradizione popolare e proletaria padana, il suo repertorio è stato letteralmente saccheggiato dalle cantanti di folk, da Sciur padrun da li belli braghi bianchi ad Amore mio non piangere, da L’uva fogarina a Bella ciao (versione di risaia).
Sara Loreni nasce a Parma nel 1985 dove studia lettere all’università. La predisposizione al canto si fa sentire sin dalla più tenera età. A 16 canta in un gruppo rock di Soragna (Inner Resonance) che presenta durante le serate brani originali e cover di Janis Joplin, Muse, Audioslave. Successivamente Sara decide di lasciare il gruppo per dedicarsi al jazz e a progetti originali che porta avanti col Maestro Paolo D’Errico e col Maestro Andrea Bertorelli. Sara ha subito la fascinazione di cantanti come Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Cassandra Wilson, Carmen McRea e Anita O’ Day e ha lasciato che queste influenze (mescolate all’ esperienza musicale rock, elettronica e contemporanea) si mescolassero fra loro affiorando spontaneamente in quella che è la personalità artistica di Sara. L’amore per la parola e la poesia ha portato questa artista a sperimentazioni e improvvisazioni musicali su testi poetici di Alda Merini, Arthur Rimbaud e Nicolo’ Cecchella. Sara fa parte della Compagnia del Piccolo Teatro Instabile, studia con l’attrice Tania Rocchetta della Fondazione Teatro Due di Parma e collabora con l’artista Nicolò Cecchella (poeta, pittore, fotografo) anch’egli fa parte della Compagnia.
All’interno di Palazzo Bentivoglio sarà anche vistabile la mostra di pittura dal titolo “KIKI” di Clelia Mori.
Il concerto è gratuito. Tutte le informazioni sul festival sono reperibili sul sito della Biennale del Paesaggio.