La legge da poco approvata che regolerà il cosiddetto “Scudo Fiscale” sta entrando nella sua fase operativa. Le banche sono chiamate in causa come veicolo della regolarizzazione. Il provvedimento, non nuovo per il nostro paese (ricordiamo due precedenti sanatorie agli inizi degli anni 2000) contiene delle importanti novità che lo rendono ancora più inquietante, nelle sue possibili conseguenze, della proposta originaria e dei precedenti.
Per questo il sindacato bancari Fisac/Cgil denuncia con forza che lo Scudo Fiscale determinerà non solo un colpo di spugna nei confronti di quei “contribuenti” evasori che potranno “regolarizzare” capitali illegalmente detenuti all’estero premiando l’evasione come un maxicondono (si pensi che pagheranno solo il 5% delle cifre evase, mentre i redditi da lavoro sono tassati al 34%), ma determinerà perfino una sanatoria per falso in bilancio e la sospensione dell’obbligo di segnalare i casi sospetti di riciclaggio.
Il capitale portato illegalmente all’estero genera ed è generato da evasione fiscale. Il “contribuente” nel riportare i capitali trafugati non teme tanto la penale del 5% o 25% che sia, ma teme piuttosto che il fisco, a fronte del rimpatrio di ingenti somme, si insospettisca e cerchi di capire come aveva ottenuto quei soldi, di conseguenza gli chieda conto delle tasse evase. E proprio qui sta l’unicità inquietante dello scudo “Made in Italy”.
Diversamente dagli strumenti analoghi previsti da paesi quali Stati Uniti e Gran Bretagna che prevedono la regolarizzazione a fronte del pagamento delle imposte evase, le caratteristiche dello scudo fiscale nel nostro paese pongono il beneficiario del provvedimento al riparo da ogni possibile indagine della Guardia di Finanza. Le dichiarazioni di emersione sono in forma anonima, “coperte per legge da un elevato grado di segretezza”; non possono essere utilizzate contro il “contribuente” in sede di procedimenti civili, amministrativi, tributari e penali.
Un vero e proprio colpo di spugna che cancella anche ogni legge in tema di riciclaggio del denaro, abolendo ogni obbligo di segnalazione per questi capitali fraudolenti e che “lava” anche le società di comodo con sede nei cosiddetti paradisi fiscali presso cui il “contribuente” ha fatto confluire questi capitali. Non è inimmaginabile supporre che questo genere di società possono essere alla fonte del finanziamento di attività criminose come ad esempio: traffico d’armi, traffico di droga, sfruttamento della prostituzione. Si tratta quindi dell’unico caso al mondo in cui oltre a favorire gli evasori, ci sia anche il rischio concreto di comprendere in questa sorta di amnistia le organizzazioni criminali e di traffici illeciti.
Il sindacato Fisac/Cgil dedica da sempre particolare attenzione alle problematiche dell’Antiriciclaggio anche promuovendo incontri di sensibilizzazione, in quanto i dipendenti del settore creditizio sono quotidianamente chiamati a rispettare e far rispettare, tra le altre cose, gli obblighi di segnalazione antiriciclaggio rischiando in prima persona non solo sanzioni pecuniarie, ma anche procedimenti penali in caso di comportamento scorretto od omessa denuncia.
Grazie allo scudo fiscale invece, per somme di centinaia di milioni di euro che potrebbero derivare da estorsioni, proventi della criminalità organizzata, sfruttamento della prostituzione, si farà finta che non sia successo nulla. Evidentemente anche la giustizia fiscale non è uguale per tutti. Come lavoratori del settore, oltre che come cittadini, viviamo con disagio l’applicazione di un provvedimento legislativo tanto contestato e iniquo. Per noi questo è lo Scudo della Vergogna.
(Segreteria Fisac/Cgil Modena)