spaggiari“Si porti in Consiglio comunale una nova e aggiornata proposta di delibera sulla fusione Enìa-Iride, con tutti gli elementi di integrazione necessari e obbligatori che non erano presenti nella delibera sulla fusione approvata dal Consiglio comunale di Reggio il 16 dicembre 2008. Tali integrazioni consistono nella produzione della relazione di congruità del rapporto di concambio azionario redatta da Deloitte depositata il 28 marzo 2009; la richiesta a Enìa spa e Iride spa, formulata da Consob il 23 aprile 2008, di integrazione al documento informativo sulla fusione predisposto dalle società e quindi la stessa relazione integrativa al documento informativo, predisposto da Enìa il 28 aprile successivo”.

Lo chiedono, con una mozione, i consiglieri comunali Antonella Spaggiari di Città attiva, Giacomo Giovannini e Angelo Alessandri della Lega Nord, Luca Damian dell’Udc. Il documento è stato presentato nel corso di una conferenza stampa oggi pomeriggio, alla vigilia della riunione della Commissione consiliare Sviluppo economico, che si terrà domani e in cui interverranno, sul tema della fusione fra le due multiutility, il sindaco Graziano Delrio e dell’amministratore delegato di Enìa, Andrea Viero.

“Sulla fusione – ha detto il capogruppo della Lega Nord, Giovannini – avevamo chiesto chiarezza, trasparenza e prudenza; avevamo chiesto, prima di mettersi al tavolo e trattare con i colossi delle multiutility, di valutare alleanze con aziende del Nord-Est e decidere poi se fosse il caso di intraprendere la strada delle alleanze. Ebbene, nelle sedi istituzionali, non si è mai discusso di questo, né delle possibili aggregazioni con Iride op con Hera. Poi, nell’arco di qualche giorno, siamo stati messi di fronte al fatto compiuto, l’alleanza con Iride. Avevamo segnalato quelle che già mesi fa apparivano come criticità: le conseguenze sul concambio che poteva avere il rapporto Enìa-Delmi; il fatto che i pareri legali sull’operazione non fossero stati resi noti; la mancanza di un piano di rientro riguardo all’indebitamento del Comune di Torino con Iride. Il Consiglio comunale, nel dicembre 2008, ha approvato alla cieca la fusione, in assenza di atti fondamentali, perciò ora chiediamo che la delibera torni in Consiglio, integrata, per una nuova discussione”.

“Con questa mozione – ha sottolineato il capogruppo di Città attiva, Spaggiari, illustrando la mozione – chiediamo al sindaco di non adottare atti ulteriori e dare invece corso a valutazioni, analisi ed approfondimenti quanto mai necessari, quindi di presentare una nuova e aggiornata proposta di delibera”.

“Le date – ha aggiunto Spaggiari – sono fondamentali, per comprendere la genesi e le modalità di questa fusione. Il 16 dicembre 2008 il Consiglio comunale ha dato il via libera alla fusione Enìa-Iride soltanto sulla base della proposta formulata dai consigli di amministrazione delle due società. Il titolo della delibera era: ‘Approvazione degli atti relativi all’operazione di aggregazione di Enìa con Iride e provvedimenti conseguenti’. Tale approvazione è avvenuta nonostante nel progetto di fusione mancasse la relazione sulla congruità del rapporto di concambio, una componente obbligatoria, che attesta la completezza e la plausibilità dei dati presi a base del rapporto di concambio medesimo. La relazione di congruità, redatta da Deloitte, è stata depositata soltanto il 28 marzo 2009, vale a dire a tre mesi dall’approvazione della delibera in Consiglio. Una relazione di 34 pagine, in cui fra l’altro si legge, al capitolo ‘Criticità, incertezze e limiti specifici incontrati dal revisore nell’espletamento dell’incarico’, in tema di moratoria fiscale, che ‘la situazione patrimoniale di Iride al 30 giugno 2008 non include alcuno stanziamento a fronte dei rischi derivanti dal recupero aiuti di Stato’. Infatti, gli amministratori di Iride il 27 marzo hanno stanziato un fondo rischi di 15 milioni. Ma si parla nella migliore delle ipotesi di una restituzione di aiuti di Stato per 65 milioni… Nella relazione si legge ancora che ‘eventuali sviluppi di tale problematica in termini difformi da quelli considerati dagli amministratori potrebbero determinare effetti, anche significativi, sul rapporto di cambio’. Non mi pare si posa parlare di ‘fulmine a ciel sereno’ o di circostanza nuova e imprevedibile, quando ci si riferisce alla restituzione degli aiuti di Stato a cui ora Iride è chiamata. E ancora, nella relazione, Deloitte fa presente che ‘le numerose limitazioni sopra richiamate non ci hanno permesso di completare il lavoro finalizzato alla verifica della congruità del rapporto di concambio con riferimento alla data odierna’”.

“Non a caso – ha proseguito Spaggiari – il 23 aprile 2009, la Consob ha richiesto a Enìa e ad Iride una integrazione al documento informativo già predisposto dalle società. Pochi giorni dopo, il 28 aprile, si è tenuta l’assemblea straordinaria dei soci Enìa, che ha approvato il progetto di fusione per incorporazione in Iride. E in quello stesso giorno è stata predisposta da Enìa e Iride la relazione di ‘Integrazione al documento informativo’, richiesto da Consob. Consob ha richiesto tale integrazione a tutela degli investitori, mentre il Comune di Reggio, principale azionista di Enìa, non ha portato a conoscenza del Consiglio comunale tale documento”.

Poi, siamo a questi giorni, il 25 settembre 2009 è stato emanato il decreto legge sulla restituzione dei cosiddetti ‘aiuti di Stato’: “Un onere che grava su Iride, per il periodo 1996-99, per circa 65 milioni, con imposte e interessi, e tale onere assai significativo – ha ribadito Spaggiari – come ovvio ha ripercussioni sul rapporto di cambio azionario. Il Consiglio comunale di Reggio ha approvato la fusione sulla base di valutazioni insufficienti e sulla base di un quadro troppo datato”.

“Ecco perché – ha concluso Spaggiari – il Consiglio deve riaffrontare il tema, ecco perché occorre riaggiornare gli atti e decidere con tutti i documenti necessari, nell’interesse dei soci, del territorio e degli utenti, quindi in presenza anche di un adeguato piano industriale. Non sulla base di forzate pregiudiziali politiche, perseguendo un gigantismo aziendale. Enìa è già la quarta o quinta utility in Italia, che necessità ha di aggregarsi a tutti i costi? Abbiamo notizia dagli organi d’informazione della possibile redistribuzione di un dividendo straordinario Enìa, per compensare il concambio, ma in tal modo si svuota l’azienda di risorse”.

Per il consigliere Alessandri, “abbiamo a lungo sollecitato chiarimenti, ma non sono mai stati dati. E dire che si tratta di servizi, quelli di Enìa, rivolti a tutti i cittadini. Anch’io non concordo sul gigantismo industriale, porta inefficienza, distacco e perdita di potere contrattuale sul territorio. Agac reinvestiva sul territorio, Enìa lo fa già meno. E in futuro? Ci attiveremo anche in Parlamento e presso il ministero delle Attività produttive, affinché si faccia chiarezza, sollecitando Consob”. E il capogruppo Udc, Damian: “Condividiamo a pieno i contenuti di questa mozione. Il sindaco si impegni a fare chiarezza, a dare informazioni necessarie”.

Foto: Antonella Spaggiari