Domenica 11 ottobre 2009 a Manno di Toano i Comuni di Sassuolo, Villa Minozzo e Toano e l’ANPI renderanno onore alla memoria di 11 partigiani, dei quali 10 sassolesi, che persero la vita il 13 ottobre del 1944, perché scelsero di lottare per l’Italia democratica libera dal nazifascismo.
Tra l’8 settembre del 1943 e il 25 aprile del 1945 gli italiani, i giovani in particolare, di fronte all’impossibilità di ancorare le scelte individuali e collettive a valori oggettivi, hanno assunto su di sé la responsabilità della scelta, testimoniandola apertamente.
In quei mesi, rifiutando i bandi di chiamata della Repubblica di Salò, diventarono adulti e fecero la loro scelta. La scelta resistenziale fu scelta di libertà perché atto di disobbedienza assoluto. Non tanto di disobbedianza a un governo legale ( la Repubblica di Salò era infatti un governo illegittimo), quanto di disobbedienza a chi aveva la forza di farsi obbedire. Era cioè una rivolta contro il potere dell’uomo sull’uomo, una riaffermazione dell’antico principio che il potere non deve averla vinta sulla virtù.
“L’ho fatto perché mi è stato comandato”, sarà, com’è noto, il principale argomento di autodifesa dei fascisti e dei nazisti nei processi loro intentati nel dopoguerra per i crimini commessi.
Per la prima volta nella storia dell’Italia unita gli Italiani vissero in forme varie un’esperienza di disobbedienza di massa. Il fatto era di particolare rilevanza educativa per la generazione che nella scuola elementare, aveva dovuto imparare a memoria queste parole del libro unico di Stato: “Quale dev’ essere la prima virtù di un balilla? L’obbedienza! E la seconda? L’obbedienza “ (in caratteri più grandi) “ e la terza? L’obbedienza” (in caratteri enormi).”
E’ questo impegno esistenziale, prima ancora che politico o etico o religioso per alcuni, il lascito perenne di queste 11 giovanissime vittime alle generazioni attuali.
(Il Presidente dell’ANPI di Sassuolo, Prof.ssa Maria Antonia Bertoni)
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Fonti storiografiche:
Francesco Genitoni Soldati per conto nostro pp.201-202 nota 24
Ermanno Gorrieri La Repubblica di Montefiorino p.494 e nota 13
La sera dell’11 ottobre 1944 un forte contingente di tedeschi, circa 2000 uomini, coadiuvato da reparti della Guardia Nazionale Repubblicana e da elementi delle Brigate Nere, arrivando da diverse direzioni cercò di circondare lo schieramento di una parte della Brigata partigiana“Bigi”.
Una delle colonne tedesche, la quinta, oltrepassato il Secchia nei pressi del mulino di Corneto, si diresse verso casa Gatti a Manno di Toano dove era accantonato il distaccamento “Bertoni”, formato quasi esclusivamente da sassolesi.
A casa Gatti stazionavano 18 partigiani.
Poco prima dell’alba del giorno 12 ottobre, dopo aver eluso le pattuglie di guardia, favoriti dall’oscurità e seguendo una pista in un canalone noto solo ad alcuni elementi locali che li guidavano costretti dalle armi, piombarono su Casa Gatti circondandola.
Di guardia in quel momento si trovava Walter Zironi , sassolese, che fu il primo ad essere ucciso.
Alcuni dei partigiani riuscirono a salvarsi fortunosamente, fuggendo o nascondendosi.
Dieci giovani partigiani, sorpresi nel sonno, mancando dell’esperienza necessaria in quei frangenti data l’ età, si arresero:
Luigi Cervi (18 anni), Nino Fantuzzi (20 anni), Enrico Gambarelli (24 anni) Walter Gandini (20 anni), Alete Pagliani (22 anni), Vittorio Roversi (19 anni), Francesco Spezzani (18 anni), Vincenzo Valla (34 anni), Mario Veroni (24 anni ) sassolesi e Clodoveo Galli (43anni) di Gorizia.
Quattro vennero fucilati sul posto; gli altri sei furono condotti a Villa Gherardini di Manno dove furono torturati orrendamente e poi impiccati ad alcuni alberi con fili di ferro strappati dai filari delle viti.
Fonti memorialistiche e archivistiche
Ottavio Tassi, Memorie, p. 124
«Alla notizia dell’immane tragedia che tanto duramente colpiva undici famiglie sassolesi, un’altra se ne aggiungeva a rendere ancora più cocente il dolore dei resistenti e dei congiunti delle vittime: quella che fra gli assassini dei partigiani vi fossero dei fascisti di Sassuolo…Parecchi nomi furono fatti in un primo tempo circa le spie che avevano guidato i tedeschi, così come furono fatti i nomi di alcuni sassolesi quali complici degli assassini, ma poi, per ragioni che mi sfuggono, al processo che fu celebrato di fronte alla Corte d’Assise di Reggio Emilia tutti i testi d’accusa si smentirono e si trincerarono dietro la opportunistica “incertezza”. Ancora oggi, a oltre venti anni di distanza dall’eccidio, preferiamo credere che le accuse non fossero vere, perché sarebbe doloroso dovere ancora odiare».
Lettera del 10 novembre 1944 indirizzata dai nazisti al Comando provinciale della GNR di Modena (pubblicata sulla Gazzetta di Modena, 25 aprile 1947)
Durante la settimana dall’8 al 14 ottobre u.s., le truppe tedesche, in cooperazione coi reparti della Guardia Nazionale Repubblicana e delle Brigate Nere hanno inflitto delle perdite considerevoli ai partigiani. Questo successo contro i fuorilegge è dovuto alla buona collaborazione e al cameratismo delle unità tedesche e italiane che vi hanno partecipato. Esprimo a tutti i reparti che hanno preso parte a queste operazioni la mia riconoscenza, anche in nome del sig. Feldmaresciallo, sperando che pure nell’avvenire combatteremo con uguale spirito contro il vile nemico.
Firmato Maelzer, tenente Generale.