Al 30 giugno scorso in provincia di Modena c’erano 848 anziani in lista d’attesa per entrare in strutture residenziali, case protette o Rsa (Residenze sanitarie assistenziali). Il dato è reso noto dalla Fnp, il sindacato pensionati della Cisl di Modena che su questo problema ha realizzato un’indagine. È emerso che la maggior parte delle persone in attesa risiede nel distretto dell’Area Nord (238, pari al 28 per cento del totale provinciale) e in quello di Sassuolo (209, pari al 24,7 per cento); seguono i distretti di Carpi (102 persone, cioè il 12 per cento del totale), Modena (95, pari all’11 per cento) e Pavullo (93, cioè il 10,9 per cento). Solo i distretti di Vignola (con il 7 per cento) e Castelfranco Emilia (6,4 per cento) hanno liste d’attesa al di sotto del 10 per cento del totale provinciale. «Si tratta di persone che, si badi bene, hanno superato l’esame dell’Uvg (Unità di valutazione geriatrica), quindi hanno diritto al ricovero – spiega Giorgio Ligabue, della segreteria provinciale Fnp-Cisl – Noi, come sindacato, diamo la priorità, ove possibile, alla domiciliarità, cioè alla possibilità per la persona anziana di essere assistita e curata a casa sua. Allo stesso tempo, però, chiediamo che sia data piena applicazione alla legge regionale n. 5 del 1994, la quale prevede l’istituzione di posti-letto residenziali per anziani nella percentuale del 4 per cento degli ultra settantacinquenni, anche se indicazioni successive della Regione l’hanno ridotta al 3 per cento almeno».
I pensionati della Cisl sottolineano che il problema delle liste d’attesa per il ricovero in strutture residenziali è stato evidenziato anche in un documento della Conferenza socio-sanitaria territoriale del dicembre scorso, concordato con le organizzazioni sindacali. Eppure le liste si allungano di giorno in giorno, tanto che oggi lo stesso dato al 30 giugno (848) è quasi certamente superato.
«In certi periodi dell’anno – aggiunge il segretario provinciale della Fnp-Cisl, Pietro Pifferi – le famiglie sono costrette a ricorrere al ricovero ospedaliero a costi superiori, dato che mancano nelle strutture protette persino posti-letto temporanei (cosiddetti di “sollievo)”. Il problema della non autosufficienza pesa enormemente sulle famiglie ed è ben conosciuto bene dagli addetti ai lavori; purtroppo è ignorato dal governo, che ha azzerato il relativo fondo di finanziamento. Per questo facciamo appello affinché, almeno a livello locale, – conclude il segretario dei pensionati Cisl – i Comitati di distretto e la Regione intervengano per ridurre questi disagi, incentivando la domiciliarità e convenzionando altri posti-letto con quelli privati».