Un ennesimo attentato dei talebani distrugge due veicoli “Lince” delle nostre truppe e provoca 6 morti tra i parà della Folgore e altri 4 feriti, questi ultimi non in pericolo di vita. Ci sono anche 10 morti tra i civili afghani e 55 feriti. L’idea che noi siamo lì a difendere la libertà, come dice La Russa, è ridicola se non fosse tragica. Purtroppo è tragica e dal governo arriva il solito balletto delle menzogne condito da dichiarazioni contraddittorie che cercano di pescare consensi bipartisan: mentre il ministro degli Esteri Frattini parla di necessaria presenza “dettata dall´orgoglio nazionale”, il nostro caro presidente del Consiglio annuncia un imminente ritiro di 500 unità come abbozzo di un’imminente “transition strategy.È palese che la confusione regna sovrana e che anche questo episodio quotidiano di guerra mostra al paese che il nostro stesso governo non ha la minima percezione del ruolo che le nostre truppe stanno svolgendo in Afghanistan se non quello di legittimare un’alleanza politico militare che a sessant’anni dalla sua nascita mostra appieno il proprio ruolo di carattere offensivo e complementare all’imperialismo statunitense.
I soldati italiani che muoiono, l’oltre mezzo miliardo di euro spesi per l’avventura militare in Afghanistan, la costruzione della base militare USA a Vicenza, sono il prezzo che il governo paga per il suo rapporto di sudditanza verso l’imperialismo degli Stati Uniti e dei suoi interessi geopolitici.
Sono otto anni che i movimenti contro la guerra e le forze anticapitaliste chiedono la cessazione dell’avventura neocoloniale e l’immediato ritiro delle truppe italiane dall´Afghanistan. Oggi questi obiettivi hanno l’urgenza e la possibilità di diventare opposizione reale e di massa.
Occorre lavorare sin da subito per una grande mobilitazione che pretenda l’immediato ritiro delle truppe italiane dalla guerra in Afghanistan e riponga al centro della lotta politica lo smantellamento della partecipazione italiana a tutti gli apparati di sistema militare offensivo e della NATO.
(Comunicato congiunto Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani di Modena)