Formazione e ricerca, gestione delle biblioteche, dei musei e degli istituti culturali, servizi per gli studenti: sono gli argomenti dell’accordo quadro siglato tra Comune di Modena e Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e approvato dal Consiglio comunale nella seduta di lunedì 30 marzo. A favore della delibera hanno votato tutti i gruppi di maggioranza, contrari An-Pdl, Fi-Pdl, Lega, Popolari liberali.
Tra le conseguenze dell’accordo, il ricorso a professionalità universitarie per le necessità di formazione di insegnanti, educatori e personale del Comune di Modena e l’integrazione del Sistema bibliotecario universitario nella rete di biblioteche pubbliche coordinata a livello provinciale. Tra gli obiettivi, aumentare la capacità di Modena di attrarre studenti da fuori regione e promuovere l’università come fattore di innovazione e di mobilità sociale, anche attraverso servizi che favoriscano l’accesso agli studi da parte dei figli di migranti.
L’assessore all’Istruzione Adriana Querzè ha presentato la delibera spiegando che “a Modena la percentuale di laureati sulla popolazione giovane è bassa, tanto che siamo al 98esimo posto a livello nazionale. Anche la percentuale di studenti provenienti dei ceti sociali meno abbienti si ferma a 4 punti in meno della media nazionale, indice di scarsa mobilità sociale. Tra gli obiettivi dell’accordo – ha spiegato l’assessore – c’è anche quello di aumentare la capacità della nostra città e del nostro ateneo di attrarre studenti da fuori regione: dato sul quale Modena è ferma al 21% contro il 44% di Ferrara o Parma”.
Tra i dati positivi, l’alto numero di studenti disabili che arriva alla laurea. “L’accordo – ha concluso l’assessore – non riguarda tutti i temi: resta fuori per ragioni istituzionali la parte relativa all’edilizia, ma in ogni caso si tratta di uno strumento concreto per aiutare Amministrazione e Università a lavorare insieme, spingere verso l’internazionalizzazione e dare strumenti in più al nostro territorio”.
Il professor Aldo Tomasi, rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha ricordato il problema dei tagli ai bilanci degli atenei e sottolineato l’importanza del rapporto tra università e territorio: “vorremmo che ci fosse un reale governo condiviso della politica universitaria, che deve essere sostenibile e andare al servizio del territorio”. Tomasi si è poi soffermato sul tema della formazione continua, “che va portata avanti in comunione con l’università, con importanti vantaggi sia in termini economici sia di efficacia”, e ha messo in risalto la ricchezza “del patrimonio di musei e biblioteche universitarie”.
Tomasi ha sottolineato la presenza di un prorettore dedicato all’internazionalizzazione e la collaborazione con la Scuola di Alti studi della Fondazione San Carlo: “avere contatti con studenti stranieri è fondamentale per la nostra economia che vive di esportazioni”, ha detto Tomasi.
Dopo i due interventi di presentazione si è aperto il dibattito, nel quale Olga Vecchi, Forza Italia, ha definito l’accordo quadro “roboante ma privo di contenuti e di significati”, sottolineando che “il Consiglio comunale dovrebbe essere scomodato per progetti più concreti, mentre in questo caso ci sono solo parole. Dobbiamo fare sì che l’Università non arretri a causa dei vincoli economici. Servirebbe un vero accordo quadro che coinvolgesse anche le realtà economiche del territorio, senza soluzioni rabberciate e virtuali, di sola propaganda”.
Giuseppe Campana, Pd, ha ricordato la complessità “dell’integrazione tra il sistema bibliotecario provinciale e quello universitario”, esprimendo soddisfazione per questo risultato “che significa intreccio e dialogo tra istituzioni culturali importanti”. Campana si è inoltre soffermato sul tema del basso numero di laureati, evidenziando l’importanza “del sostegno alle fasce sociali deboli per favorirne l’accesso all’istruzione superiore”.
Michele Barcaiuolo, An-Pdl, ha ringraziato il rettore per la sua presenza in Consiglio e ha dichiarato: “credo che questo accordo abbia contenuti abbastanza minimali, mentre dovrebbe esserci una sinergia molto maggiore tra il territorio e l’università. Credo che sicuramente il nostro ateneo sia meno integrato di altri nel tessuto urbano. Per rendere la nostra una città universitaria servirebbero investimenti sui bisogni degli studenti: qui manca un discorso su edilizia e residenze. Senza questo, l’accordo si riduce a una semplice dichiarazione d’intenti. Il sistema dei trasporti non va incontro alle esigenze di chi vive nelle residenze universitarie, che sono molto isolate rispetto alle sedi”.
Isabella Massamba, Idv, ha annunciato un voto favorevole sulla delibera, affermando però di condividere alcune delle osservazioni del collega Barcaiuolo. “L’Università non è soltanto scienza e tecnica – ha detto Massamba – ma anche ricerca pura, che trova nel tempo applicazioni in numerosi campi. Investire nella ricerca e nelle idee dei giovani italiani non è affatto inutile, anche nell’ambito delle scienze pure e delle scienze umanistiche. L’offerta formativa diviene veicolo di occupazione, nonostante troppe volte siano nati corsi di laurea senza sbocchi effettivi nel mercato del lavoro”. Massamba ha poi stigmatizzato la situazione di precarietà di numerosi giovani ricercatori.
William Garagnani, Pd, ha sottolineato che “un buon aggiornamento e una buona formazione dei lavoratori in ogni settore di attività, in particolare per quanto riguarda gli insegnanti, sono essenziali. In questo senso l’Università fornisce un servizio, ma deve sviluppare anche la ricerca, ad esempio in ambito pedagogico e sull’efficacia dei corsi di aggiornamento stessi”.
Ha inoltre affermato che “le biblioteche devono adattarsi ai vissuti degli studenti universitari, con orari anche serali e legati al loro modo di vivere la città, compatibilmente con le risorse”
Secondo Ivo Esposito, Forza Italia, “il rapporto tra università e città è il punto dolente: non ci sono condizioni idonee per i giovani modenesi per portare avanti il percorso universitario. La nostra provincia è ricca, l’università fa bene il proprio lavoro, qualcun altro invece non lavora bene. Il problema sta nell’ente locale, che dovrebbe incentivare gli studenti a fare impresa, dovrebbe fare da ponte tra università e realtà locale. Questo documento è pieno di retorica e buoni sentimenti, ma deve avere anche dei risultati concreti”.
Giorgio Prampolini, Sinistra per Modena, ha detto: “credo che potremo uscire da questa crisi se sapremo dare al nostro settore manifatturiero più valore aggiunto. Per fare questo, al nostro territorio servono lavoratori più qualificati, più investimenti nella ricerca, e un’atmosfera più cosmopolita. Le persone creative e dotate di talento sono la nuova chiave di volta dell’economia, e sta alle città saperle attrarre con la qualità della vita, la presenza di musica, arte, servizi, un’atmosfera aperta e tollerante. In un disegno come questo, il ruolo dell’Università è decisivo, sia nella ricerca di base sia in quella applicata”.
Secondo Prampolini, inoltre, “trasformare le università in fondazioni è un altro modo per parlare di privatizzazioni, indice di una visione che considera gli atenei soltanto un costo”.
Achille Caropreso, Pd, ha ricordato che “la localizzazione in sede territoriale della nostra università è una prospettiva indispensabile per la prospettiva di internazionalizzazione. Per favorire l’inserimento internazionale dell’ateneo penso che una risposta venga proprio dall’articolo 8 dell’accordo, dove si rileva che la nostra città ha un alto numero di residenti stranieri immigrati. Molti frequentano le superiori ma pochi arrivano all’università. Se sapremo dare loro accesso al nostro ateneo, diventeranno risorse per il nostro territorio o grandi ambasciatori della modenesità nel mondo”.
Antonio Maienza, Popolari per il centrosinistra, ha detto: “un dato importante che si sente spesso è sulla capacità di trovare lavoro entro un anno da parte di un quarto dei nostri studenti. La nostra città non ha però mai vinto la competizione con la vicina Bologna. La volontà di tessere rapporti più stretti tra università ed enti locali sicuramente servirà a risentire meno della crisi economica. Credo che anche la modifica dello statuto che ci ha annunciato sia una cosa buona, e, per quanto riguarda la gestione risorse umane, credo serva una svolta rispetto alla passata gestione. Credo tuttavia che manchi qualche riferimento ai corsi serali per lavoratori studenti”.
Enrico Artioli, Pd, ha ricordato l’importanza di “fare squadra per affrontare la crisi” ed espresso apprezzamento “per gli obiettivi di internazionalizzazione, sui quali sarebbe interessante che ci fosse un progetto globale, con la capacità di inserimento nel mondo del lavoro, oppure con un collegamento con le loro capacità di origine. È fondamentale, inoltre, il rapporto tra le scuole superiori e l’università, ad esempio in materia di orientamento”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha ringraziato il rettore e ha dichiarato: “la relazione tra Università e Comune è descritta nei suoi punti qualificanti all’interno di questo accordo. La storia dei rapporti tra queste due istituzioni è una storia molto importante, di grande identificazione, che con l’allargamento dell’offerta di studi ha visto un grande impegno del Comune di Modena, ha cominciare dalla nascita della Facoltà di Economia, ma anche Ingegneria. Anche la facoltà di Lettere è nata su spinta e richiesta del territorio e della società civile modenese. Ora, dobbiamo andare verso l’obiettivo di aumentare il numero dei laureati nel nostro territorio”.
Il rettore Aldo Tomasi ha replicato ricordando l’impegno diretto dell’Università in termini di alloggi, ed evidenziato l’importanza degli incubatori di impresa, dove Università, imprese e territorio lavorano insieme per portare innovazione e creatività al nostro sistema industriale.
L’assessore Querzé ha affermato: “mi è parso strano che si chieda al Comune di investire sull’Università quando sono altri i soggetti che dovrebbero finanziare, e invece hanno operato dei tagli. Questo accordo non parla di residenze, edilizia, trasporti: abbiamo deciso di non trattarli qui e ora, ma non significa che questo accordo non abbia contenuti diversi e importanti”.
Michele Barcaiuolo, An-Pdl, è intervenuto per dichiarazione di voto, affermando che “se i nostri interventi fossero stati strumentali alla scadenza elettorale che si avvicina, avremmo sicuramente insistito su altri punti. Gli argomenti edilizia, residenze e trasporti non possono essere lasciati fuori in un accordo quadro che punta a fare ordine tra le convenzioni esistenti”.
Mauro Manfredini, Lega, ha annunciato voto negativo: “i temi più centrali non sono stati toccati da questo accordo, non c’è stato nemmeno un minimo approccio a residenza, edilizia, trasporti e nemmeno alle tasse”.