Forte difesa della variante alla strada provinciale della Futa (nota come Nodo di Rastignano), considerata “opera essenziale alla vita dei cittadini” della valle del Savena che hanno sopportato per anni il peso e le
conseguenze “dei lavori di interesse nazionale” per la linea ferroviaria Alta Velocità Bologna-Firenze; invito esplicito “a fare pressioni continue sul Governo affinchè non venga
meno agli impegni assunti e sottoscritti, anche per mantenere la necessaria dignità al ruolo che spetta alle istituzioni nazionali”.

Sono queste le principali sollecitazioni espresse dal Consiglio provinciale con un ordine del giorno presentato da tutti i Gruppi consiliari (prima firmataria la consigliera Emanuela Torchi) e approvato all’unanimità nella seduta di ieri, martedì 20 gennaio.
Il documento ripercorre tutta la storia del “Nodo”, dalla convenzione tra Anas, Tav, Ferrovie ed Enti locali del 1995 per la realizzazione dell’opera (risorse Tav e Anas su progettazione della Provincia, costo previsto 15
milioni di euro), al blocco dell’appalto nel 2002, ai nuovi impegni per la realizzazione della variante assunti da Tav e dal ministro Lunardi nel 2004, alla conclusione positiva della Conferenza dei servizi e all’approvazione della Valutazione di impatto ambientale a fine 2008 (costo finale previsto per il nuovo progetto, 57 milioni di euro). Ricorda poi la risposta “shock” del ministro Matteoli, nei giorni scorsi, e l’interrogazione parlamentare presentata dai parlamentari bolognesi del Pd (i
finanziamenti Anas non ci sono più, l’opera non potrà più essere realizzata da Tav) e si unisce al successivo appello “bipartisan” rivolto allo stesso
Ministro, ad Anas, Tav e Ferrovie da parte di tutta la comunità bolognese (Regione, Provincia, Comuni, mondo economico e associativo) affinché si riapra subito la partita per reperire i finanziamenti e realizzare la
variante.