«Il gregge di Montegibbio versava in un gravissimo stato di salute. Ma sicuramente la macellazione forzata di oltre 400 capi incide pesantemente sul patrimonio ovicaprino del nostro territorio e sul progetto di rilancio della pastorizia attivato da tempo dalla Provincia. Il Comune di Sassuolo ha agito a termini di legge, ma sarebbe stato bene trovare altre soluzioni». È stata questa la risposta di Graziano Poggioli, assessore provinciale all’Agricoltura, a due interpellanze sulla macellazione del gregge di Montegibbio avvenuta nei giorni scorsi per decisione del Comune di Sassuolo.
La prima presentata da Dante Mazzi e Claudia Severi (Forza Italia) chiedeva «se aldilà della norma non poteva prevalere il buon senso, magari grazie anche all’intervento della Provincia» e sottolineava il fatto che, secondo uno degli allevatori direttamente interessati, il Comune non aveva, contrariamente a quanto affermato, offerto di trasferire il gregge ad altri allevatori. La seconda, di Walter Telleri (Verdi) definiva «vergognoso l’abbattimento se motivato solo dallo sconfinamento delle bestie. In questo caso l’ente locale si è fatto giudice in una questione privata». Telleri ha inoltre chiesto i documenti veterinari che attestano il reale stato di salute degli animali.
Secondo Luca Caselli (An) la pecora è «il gregge è stato macellato in Toscana perché un allevatore toscano che aveva detto che lo avrebbe preso poi non la ha più voluto, il che dice molto sulle sue condizioni. Se il veterinario ha stabilito che le bestie andavano abbattute, il sindaco Pattuzzi ha fatto bene a farlo».
Walter Telleri si è dichiarato parzialmente soddisfatto perché «la soluzione adottata ha tenuto conto solo delle proteste della gente senza pensare alle conseguenze sul patrimonio ovicaprino», mentre Dante Mazzi si è dichiarato non soddisfatto perché «il sindaco di Sassuolo avrebbe dovuto rapportarsi di più con la Provincia e Poggioli dare risposte e informazioni più puntuali».