Sono fuori mercato i canoni stabiliti dalla Regione Emilia-Romagna per la concessione delle aree del demanio idrico per la coltivazione del pioppo. I pioppicoltori dell’Emilia-Romagna chiedono di portare il canone dai 180-480 euro l’ettaro ai 90-120 euro come previsto per le colture agricole in aree golenali.
“E’ fondamentale tutelare questa produzione legnosa e impedire l’abbandono di circa 5 mila ettari di pioppeti che, oltre ad una funzione economica, svolgono una insostituibile azione paesaggistica e ambientale in quanto permettono un ottimale deflusso delle acque rispetto ad un terreno abbandonato o a coltivazioni agricole tipo il mais”, commenta il presidente Giancarlo Sarzi Sartori.
Il canone richiesto risulta infatti insostenibile per i pioppicoltori della regione che sottolineano come le concessioni siano, tra l’altro, subordinate alla presentazione di un piano di gestione da valutare con l’Autorità di Bacino (art. 32 Piano Stralcio Fiume Po). “La Regione ha riattivato da qualche tempo il Comitato regionale per il pioppo presso l’assessorato all’Agricoltura – continua il presidente – ma non è mai stato convocato. Quella sarebbe la sede ideale in cui discutere queste problematiche e in cui trovare soluzioni concertate e condivise”.
Non e’ sopportabile da parte dei pioppicoltori l’introduzione di un canone demaniale diversificato per tipo di coltivazione e aumentato tra il 100 e il 300%. I pioppicoltori ricordano infine che l’attività di coltivazione del pioppo fa parte a pieno titolo delle attività agricole previste dall’articolo 2135 del Codice civile alla pari di tutte le altre coltivazioni, allevamenti e attività connesse.