Udienza conoscitiva oggi – con la partecipazione di una vasta rappresentanza del pubblico e del privato sociale – per lo schema di delibera riguardante la direttiva regionale in materia di affidamento familiare e accoglienza in comunità per bambini e ragazzi.
Tra le novità previste, percorsi su misura per le famiglie affidatarie e aiuti per quelle di origine, affinché possano recuperare le capacità genitoriali; progetti educativi individualizzati e maggiore sostegno economico a situazioni che richiedono un’intensa attività di cura, come nel caso di minori disabili gravi. Ancora, il rafforzamento di nuove tipologie di affidamento: “omoculturale” (accoglienza di bambini e ragazzi stranieri da parte di famiglie della stessa cultura), madre e bambino insieme, o per rispondere a casi di emergenza della fascia zero-sei anni.
“La Regione vuole rilanciare le politiche dell’accoglienza per i minori – ha sottolineato Anna Maria Dapporto, assessore alle Politiche sociali ed educative per l’infanzia e l’adolescenza – . L’obiettivo pertanto è di rivisitare, qualificare e rinnovare l’attuale sistema, favorendo la creazione di sinergie tra le diverse realtà coinvolte”.
La direttiva – elaborata con i rappresentanti delle associazioni di famiglie affidatarie, delle comunità, delle Aziende Usl, dei servizi sociali territoriali e di quelli regionali competenti – riguarda tutti i casi in cui le difficoltà familiari richiedono l’allontanamento temporaneo del minore e la sua accoglienza in affidamento familiare o in comunità. Tre i punti in cui si articola: la parte generale (ruoli istituzionali e disciplina comune), l’affidamento familiare (preparazione degli adulti accoglienti, sostegno, tipologie), accoglienza in comunità (residenziali e semiresidenziali, autorizzazione al funzionamento). La direttiva “armonizza” le diverse funzioni istituzionali e sociali, riconoscendo la centralità e l’autonomia degli enti locali nella programmazione e realizzazione del sistema territoriale dei servizi sociali e socio-sanitari a rete, la funzione di raccordo svolta dalle Province e quella di indirizzo della Regione, valorizzando la partecipazione dei soggetti del terzo settore. In attuazione dell’articolo 35 della legge regionale 2 del 2003 (“Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”), si compie così una revisione complessiva della normativa regionale in materia di affidamento familiare e accoglienza in comunità.
I DATI
In Emilia-Romagna, i minori assistiti dai servizi socio-territoriali sono passati dai 45.561 del 2003 (il 7,8% del totale) ai 50.592 nel 2005, raggiungendo l’8,2% (fonte Regione Emilia-Romagna). La maggior parte – il 76% – necessita di assistenza a causa di problematiche familiari. Nello specifico, i bambini e ragazzi “fuori” dalla famiglia di origine sono 3008 (dati aggiornati al 31/12/2005), di cui 1084 affidati a famiglie e 439 a parenti; 1485 gli accolti in comunità. Di questi ultimi, 695 sono in comunità educative (58 su tutto il territorio), 166 in comunità di tipo familiare (28, in Emilia-Romagna), 183 ospitati nelle 13 comunità di pronta accoglienza, 194 nelle 106 case-famiglia, 27 in comunità per disabili. I rimanenti 220 minori sono accolti in altre tipologie di struttura.