L’Emilia-Romagna si conferma regione traino
dell’economia italiana: nel 2006 e nel 2007, infatti, la crescita del pil emiliano-romagnolo si attesterà all’1,5%, un valore che collocherà l’Emilia-Romagna come prima regione italiana per crescita nel 2007.

Queste le previsioni tracciate dall’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera emiliano-romagnola nel primo trimestre 2006, presentata oggi a Bologna da Unioncamere Emilia-Romagna, Carisbo e Confindustria Emilia-Romagna.

A far bene sperare per il futuro, intanto, sono i dati del primo trimestre 2006: una produzione dell’industria manifatturiera in crescita dell’1,6%
rispetto al primo trimestre 2005, un incremento di fatturato del 2,2% e una crescita del 9,6% per le esportazioni, che però rimangono ancora fortemente legate alle grande dimesione di impresa. Per la prima volta dal 2003 la crescita coinvolge tutte le classi dimensionali, anche se resta più marcata per le iprese da 50 a 500 dipendenti (+2,1%) rispetto alle medie e piccole
imrpese (+1,5% e +0,1%).

“Le nostre imprese stanno uscendo da un guado
durato tre anni e lo stanno facendo a testa alta” commenta Andrea Zanlari, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, “i segnali positivi sono presenti dappertutto, l’industria manifatturiera sta manifestando in regione una
forte vitalità”.

“Ancora una volta è l’export che fa da traino all’economia nazionale e regionale” sottolinea invece Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia-Romagna. “Dobbiamo approfittare di questo clima favorevole per
spingere sull’acceleratore della crescita e dell’innovazione – aggiunge Artoni – ci aspettiamo che i governi nazionale e regionale mettano al più
presto a disposizione, oltre al taglio del cuneo contributivo e fiscale, risorse a livello regionale là dove serve: ricerca e innovazione, formazione
delle risorse umane e capacità di far crescere le nostre imprese”.

Un nodo fondamentale da affrontare, poi, è quello delle infrastrutture. “L’Emilia-Romagna rischia di essere periferia se non ha delle infrastrutture
che la collegano al resto dell’Europa – prosegue Artoni – questa è la vera questione settentrionale: connetterci con l’Europa per non rimanere tagliati
fuori”. Insieme alle infrastrutture dovrà arrivare anche “il federalismo fiscale – conclude il presidente di Confindustria Emilia-Romagna – perché la competizione si fa sui territori”.