E’ slittato il conferimento dell’incarico per alcuni accertamenti non ripetibili su diversi oggetti sequestrati nel corso dell’inchiesta sul sequestro e l’uccisione del piccolo Tommaso Onofri, che avrebbe dovuto tenersi questa mattina nella sede del Ris di Parma.

Le difese di Salvatore Raimondi e Mario Alessi hanno chiesto e ottenuto che questi esami siano
effettuati con un incidente probatorio davanti al Gip. Per l’avv. Claudia Pezzoni, legale dei genitori di Tommy, Paolo Onofri e Paola Pellinghelli,
‘l’importante è che si accerti la verità. Tramite incidente probatorio o accertamento non ripetibile, per noi l’importante sono risultati che siano
validi e che facciano piena luce nel processo’.

Tra le cose ancora da chiarire nelle indagini, ad esempio, se gli scarponi di Mario Alessi, il manovale di origine siciliana principale
indiziato dell’omicidio del bimbo, hanno effettivamente colpito il piccino sul greto del fiume Enza, dove il suo corpo fu lasciato dopo il rapimento, oppure se la vernice bianca trovata in casa di Pasquale Barbera, il capomastro indagato nell’inchiesta, è stata usata per scrivere la frase
‘Ne hai abbastanza?’ trovata quando ancora le ricerche di Tommy erano in corso sulla strada che porta a Casalbaroncolo. Ma si cercano riscontri
anche sulle armi che, secondo la testimonianza di Salvatore Raimondi (in carcere come Alessi e la sua compagna Antonella Conserva), sarebbero state gettate nel Po dopo il sequestro. Un’ampia area del fiume è stata scandagliata senza esito nei giorni scorsi, nei pressi del ponte di Casalmaggiore, tra Piacenza e Cremona, e ora gli esperti della polizia scientifica stanno studiando le correnti e i livelli del Po registrati in quei giorni, per capire dove possano essere eventualmente finite le armi, trascinate dalla corrente.

Questa mattina negli uffici del Ris c’erano anche Paolo e Paola Onofri, che si sono trovati logisticamente a poca distanza, anche se in stanze
mantenute rigorosamente separate, da Salvatore Raimondi e da Pasquale Barbera, quest’ultimo indagato a piede libero e indicato da Alessi come il
mandante del sequestro. ”Non ho nulla da dire”, le uniche parole ai giornalisti di Barbera, uscendo dalla sede del Ris. I genitori di Tommy
avrebbero dovuto vedere anche la tutina del figlioletto, ma anche questo passo è stato rinviato.