Se i preconsuntivi dei rendiconti delle spese correnti saranno confermati, il 2000 segnerà l’aumento più consistente degli ultimi anni: +10,9%, oltre il doppio rispetto al 1999/1998 che segnò un +5.1%.
Il dato è ‘ricostruito’ dall’atlante ‘Prometeo della Sanità Italiana-2001’ attorno al quale ruota l’analisi, regione per regione, delle spese destinate alla salute.
A livello nazionale, la spesa per il personale nel 2000 è stata relativamente contenuta (+3,8%), quella per Beni e servizi è cresciuta dell’8,9%. Per i Farmaci,
nel 2000 lo Stato ha speso più 17.000 miliardi di lire (8.779,77 milioni di euro), pari a 295.800 lire (152,77 euro) pro-capite, +18,9%. Per la Medicina di Base la media nazionale è del 15,1% e crescere velocemente arrivando a +18,7% per la specialistica convenzionata.
Il periodo 1995-2000 ha segnato cambiamenti importanti nel modo di spendere all’interno della sanità. Ci sono regioni che assorbono quote maggiori di spesa mentre si è ridotta, tra le altre, quella dell’Emilia-Romagna.
La nostra regione si contraddistingue per un altro dato, chi vive in Emilia Romagna, assieme ai toscani, ai friulani, agli umbri e ai piemontesi, ha una probabilità maggiore di cavarsela in tempi di ricovero più brevi rispetto ad un malato della Basilicata, Puglia, Lazio, Abruzzo, Calabria, Molise: la media, infatti, è di 42/44 giorni, contro i 57/61 delle altre regioni. Esclusa la provincia di Bolzano, tutte le regioni del nord sono però caratterizzate da un numero di giornate di ospedalizzazione per tumori, superiore alla media nazionale.
La Malsanità è invece responsabile di oltre il 30% delle morti evitabili in Italia, dovute a errori in sala operatoria, ambulanze in ritardo o malattie contratte nelle corsie d’ospedale.